Mental coach, da Jacobs a Trump: tutti dall'esperto per gestire momenti di crisi

Dai divorzi al lavoro: tutti dal "mental coach" per gestire momenti di crisi

di Valeria Arnaldi

L’attore Hugh Jackman che ha voluto sperimentare il coaching per perfezionare le sue performance in scena. I Metallica, in un periodo di crisi. I politici, da Bill Clinton a Donald Trump. E molti altri, come il neo campione olimpico dei 100 metri, l’uomo più veloce del mondo, il nostro Marcell Jacobs, che tanto ha ringraziato la sua mental coach per averlo aiutato a vincere l’oro a Tokyo. E ancora fino ai tanti, tantissimi - sempre più - che, lontani dai riflettori, oggi si rivolgono ai life e mental coach per valorizzare i propri talenti, migliorare la vita quotidiana, affrontare problemi familiari, spaziando dunque dal divorzio alla carriera, dalla menopausa alla perdita di un animale domestico, dalla ricerca dell’amore al successo.

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IL BOOM

E perfino, per ripensarsi in epoca Covid. In pandemia il coaching, infatti, ha conosciuto un vero boom. Anche nel nostro Paese. Stando agli ultimi dati della Icf-International Coaching Federation, i coach nel mondo sono circa 86.900, in Europa 31.600. Dal 2016 al 2020, la partecipazione dei coach agli studi di settore è salita di oltre il 46%. Non una questione di maggiore coinvolgimento ma proprio di numeri del comparto. Nel Regno Unito, secondo il Daily Mail, solo nel 2020 c’è stato un aumento del 153% di life coach. Le cifre del settore nel 2019, riportate da Prometeo Coaching stimavano in 1500 i coach professionisti nel nostro Paese, più uomini - il 59% - che donne, e perlopiù tra i 27 e i 54 anni, per un giro d’affari complessivo approssimativamente di 18 milioni di euro. «I nostri iscritti - dice Giorgia Franceschini, presidente Icf Italia - negli ultimi quattro anni sono più che raddoppiati. E, in pandemia,i numeri sono saliti sensibilmente. La maggiore quantità di tempo a disposizione delle persone ha fatto emergere insoddisfazioni latenti. Tanti hanno approfittato del periodo per riflettere sui propri bisogni e cercare di cambiare il proprio futuro. Per questo, si sono avvicinati al coaching. Come clienti e, in taluni casi, anche per diventare coach. I due poli, per il settore, nel Paese sono Roma e Milano». Vari gli obiettivi a livello globale.

Tra i principali, in ambito lavorativo, rafforzare la leadership personale, promuovere la collaborazione, favorire il cambiamento e gestire lo stress. In quello personale, migliorare le capacità comunicative, aumentare l’autostima, affinare l’equilibrio tra vita privata e lavoro. Perlopiù - oltre il 50%, in Italia - a rivolgersi ai coach sono state donne. «In epoca Covid, la depressione femminile è aumentata del 45% e molte, per affrontarla, si sono rivolte ai life coach - commenta la dottoressa Alessandra Lancellotti, psicoterapeuta e life e career coach, che è stata anche life coach per i talenti a X-Factor e in altre trasmissioni televisive - I tempi dell’analisi non ci sono più, il life coaching assicura risposte veloci e pratiche. Non si guarda al passato ma avanti. Il problema più grande, durante il Covid è stata la gestione del quotidiano, il lavoro portato in casa, che ha creato una sorta di prigione, in un programma giornaliero fatto di obblighi: smart working, cucina, cura dei bambini, ancora smart working e così via».

ETÀ MEDIA IN AUMENTO

È salita anche l’età delle richiedenti. «L’età media si è alzata - prosegue Lancellotti - tante le richieste di over 50, pure di ultrasettantenni. Oggi non ci si vergogna di fare nuovi progetti e trovare modi per cambiare le proprie esistenze. Si è compreso che è fondamentale continuare ad apprendere, cercare sempre nuove forme e strade per riuscire a fare ciò che si desidera». E la creatività? «Sono nate molte esperienze artistiche, tanti si sono messi in gioco in modo nuovo. C’è stato un fiorire di iniziative quasi rinascimentale». Il life coach aiuta. «Non diamo consigli - sottolinea Franceschini - ma partiamo dal presupposto che le persone abbiano già in sé forza e risposte, devono essere aiutate a trovarle». E questo vale per tutti. «La parola “coaching” è diventata di moda - spiega la presidente - Prima il fenomeno era associato perlopiù alle élite, in azienda ai top manager, nell’ultimo periodo si è diffuso a più livelli. Molti si rivolgono al coach pure in ambito privato. Oggi ci sono persone che si regalano un percorso di coaching. Negli Usa questo processo è in corso da tempo con coach nelle no profit, nelle scuole e via dicendo. Anche in Italia è in atto: il settore è in forte sviluppo». 


Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Agosto 2021, 07:28
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