Manuel Agnelli, primo disco da solista: «X Factor? Hanno usato Fedez per convincermi a restare, non ho cambiato idea»

Il cantante: "Gli afterhours per ora sono in pausa. Sanremo? Se mi invitano ci vado volentieri"

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di Mattia Marzi

Gli Afterhours? Sono in pausa a tempo indeterminato: «La voce del progetto sono io e i pezzi li ho scritti quasi tutti io: senza di me non possono esistere», taglia corto. Ma lui può esistere senza di loro: Manuel Agnelli lo dimostra con Ama il prossimo tuo come te stesso, l'album esce domani, lo suonerà da dicembre nei club, mentre il 2 ottobre su Radio 24 debutta il suo Leoni per Agnelli che segna il suo esordio da solista dopo più di trent'anni passati ad essere anima e cuore di quella che è considerata la più grande band della scena indipendente italiana.

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Cosa cercava, a 56 anni?
«Volevo uscire dalla gabbia dorata della band, ripartendo da zero. È venuto tutto da sé».


Cos'è successo?
«Ho iniziato a scrivere e a registrare il disco durante il lockdown, da solo. Lavorando a queste canzoni mi sono ripreso il controllo del tempo. E l'innocenza creativa».


L'aveva persa?
«Sì. Senza accorgermene. I dischi, i tour, la tv: era diventato tutto troppo frenetico. Scrivere in quelle circostanze, invece, mi ha fatto tornare a quando da ragazzino facevo musica senza pensare a scadenze e discografici. Solo per la necessità di sfogarmi».


Qualcosa si è rotto per sempre, con gli Afterhours?
«No. Semplicemente, la band è diventata un brand. E io in questa fase della carriera avevo bisogno di uscire fuori dalle abitudini. Non è detto che in futuro non si possa ancora fare qualcosa insieme».

 


C'è chi segue una religione, c'è chi insegue il primo milione, c'è chi insegue il suo grande amore e c'è chi insegue la propria fine, canta ne La profondità degli abissi: Manuel Agnelli cosa insegue?
«Se stesso.

Da una vita. Ma non si raggiunge mai».


Perché?
«Perché cambio sempre. Ci vuole coraggio. A X Factor quest'anno ho detto no perché mi sentivo l'unico stupido che in quel contesto portava avanti a tutti i costi un certo tipo di musica, che di solito non va in tv. Stavo diventando un vecchio trombone, la maschera di me stesso».


Con lui non mi sono mai trovato bene, disse in passato di Fedez. Dica la verità: ha detto di no quando ha saputo che sarebbe tornato in giuria.
«Tutt'altro. Hanno usato Fedez per convincermi a restare».


Si spieghi meglio.
«Io e lui, è vero, abbiamo litigato tanto. Ma ci rispettiamo. La produzione mi ha fatto capire che il suo ritorno sarebbe stato una garanzia per gli ascolti e avrebbe fatto funzionare il tavolo dei giudici. Non ho cambiato idea».


Potevo diventare un uomo di spettacolo, canta in Severodonetsk, ambientata durante la guerra in Ucraina: parla nello specifico di Zelensky?
«No, di una persona comune. Volevo trasmettere l'orrore di quella situazione raccontando una quotidianità stravolta dalla guerra».


Chi è Vaselyn Kandinsky, la cantante che duetta con lei ne Lo sposo sulla torta, e perché non si trovano informazioni su di lei?
«È uno pseudonimo. E non fa la cantante. Mi ha chiesto di non essere menzionata. E a me piace stimolare la curiosità della gente».


Sanremo è sempre un circo, come lo ha definito in passato, o dopo la vittoria dei suoi Maneskin si è ricreduto?
«Resta un circo. Però negli ultimi anni è tornato a rappresentare la musica italiana. Se mi invitano a fare qualcosa di stimolante, ci vado volentieri».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 29 Settembre 2022, 07:59
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