C'è un filo rosso che, al di là dell'immenso talento, lega la carriera poliedrica di Gigi Proietti, sempre a cavallo tra teatro, cinema e tv: la romanità. Nato in una casa di via Sant'Eligio, una traversa di Via Giulia, poi studente al Liceo Augusto, l'attore si è fatto le ossa come cantante nei night club della Capitale per mantenersi agli studi di Giurisprudenza presso la Sapienza. E ha sempre raccontato che sono stati proprio i personaggi popolari della Roma dell'epoca a fornirgli l'ispirazione per i primi tipi comici da lui portati in palcoscenico. Per la cultura della sua città, l'attore ha sempre avuto un grande amore. E un rispetto incrollabile espresso in una serie di iniziative di grande rilievo come la creazione della Scuola teatrale (che negli anni avrebbe sfornato molti talenti tra cui Enrico Brignano e Paola Minaccioni) e la costruzione del Globe Theatre Silvano Toti nel verde di Villa Borghese «dove un tempo c'erano siringhe e immondizia»: da 17 anni è ancora un punto di riferimento della vita artistica della città, sempre gremito di giovani e consacrato a Shakespeare.
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LA LINGUA NOBILE
Ma orgoglio della romanità, per Proietti, è anche la difesa del romanesco, inteso come la lingua nobile di Trilussa e del Belli: la lingua in cui Gigi ha scritto molti componimenti poetici ed ironici, sonetti chiamati da lui stesso versacci e pubblicati per anni sul Messaggero, da sempre il suo giornale di riferimento. Era infatti in romanesco lo struggente sonetto da lui composto e letto nel 2003 al funerale di Alberto Sordi tra la commozione generale. Ma proprio di recente l'attore si è accorto che lo spirito della nostra città era cambiato: «Un tempo avrei detto che la nostra prima qualità è la tolleranza, scambiata per pigrizia», ha osservato, «purtroppo siamo diventati troppo nervosi anche noi.
LA POLITICA
Qualcuno, in considerazione della sua immensa popolarità, gli aveva offerto di entrare in politica. Gigi ha sempre rifiutato. Il suo motto: «Meglio essere un discreto attore che un pessimo politico». Unica condizione per accettare: l'esistenza di un dicastero per le formazioni professionali. «Vorrei riaprire il Laboratorio per giovani attori, ci penso seriamente e intanto ho proposto all'Accademia Silvio D'Amico di mandare i neo-diplomati a farsi le ossa al Globe». Roma, e ancora Roma nel cuore.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Novembre 2020, 20:25
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