Gianfranco Butinar, il re delle imitazioni torna al Brancaccio: «TikTok? Non lo escludo, ma preferisco il teatro»

Fabio Capello, Vasco Rossi, Francesco Totti e il maestro Franco Califano: Gianfranco Butinar porta sul palco 30 anni di comicità e satira della cultura pop italiana

Gianfranco Butinar, il re delle imitazioni torna al Brancaccio: «TikTok? Non lo escludo, ma preferisco il teatro»

Mille voci che raccontano l'Italia. Fabio Capello, Vasco Rossi, Francesco Totti e il maestro Franco Califano. Il prossimo 6 dicembre al teatro Brancaccio di Roma Gianfranco Butinar li porterà tutti in scena con il suo spettacolo "Arte d'Identità". L'attore e imitatore, celebre per le sue imitazioni con la Gialappa's Band e la partecipazione a Tiki Taka con Piero Chiambretti celebra 30 anni di carriera con uno show che lega i miti della cultura pop italiana alle sensibilità di oggi, nell'epoca del post-pandemia. 

Due ore di risate e improvvisazione in cui Butinar si trasformerà nei personaggi che l'hanno reso famoso al grande pubblico e nuovi special guest che sorprenderanno la platea. «Ci saranno i grandi successi, sempre richiesti dal pubblico di aficionados, ma anche novità perchè l'arte deve sempre evolversi e raccontare il tempo che vive» spiega Butinar, intervistato da Il Messaggero. 

Roma, Gianfranco Butinar a teatro con "Arte d'Identità": viaggio nel mondo di chi ha fatto dell'imitazione un'arte

Gianfranco come nascono le sue imitazioni? 

Per me imitare è qualcosa che nasce dall'anima. Un imitatore non è un pappagallo, non si può semplicemente "studiare un personaggio", non si dice ad esempio "Carlo Conti si fa così".  Oltre allo studio, l'imitazione è un mix di creatività e improvvisazione e capacità di calarsi psicologicamente nel personaggio. A volte durante una passeggiata all'improvviso comincio a camminare come Ibraimovich ed ecco l'illuminazione: un nuovo personaggio da imitare nasce così. 

Come ha iniziato? 

Ho iniziato a scuola, imitando le maestre. Poi imitando Sabani e i telecronisti del "calcio minuto per minuto" perché mio padre era un grande appassionato. Il mio sogno all'epoca era partecipare a "Sta Sera Mi Butto", ma ero troppo giovane, non avevo ancora 18 anni. 

Sin da bambino ho sempre avuto un talento: percepisco i suoni e riesco a riproporli in maniera fedele. Ho anche una grande capacità osservativa, trovo subito il difetto, la lagna l'assonaza in una voce e le particolarità. A partire da quello nasce la possibilità di imitare. 

Fuori dal palco, quando è in famiglia e con gli amici utilizza questa sua "dote"? 

Sempre. Posso dire che vivo facendo imitazioni! A volte rispondo al telefono o a una domanda con la voce di qualche personaggio. È un modo per tenermi allenato una specie di "streching" psicologico che mi aiuta a mantenere sempre nella memoria tutti i miei personaggi.

È capitato che qualcuno si sia offeso per un'imitazione o una battuta? 

Ho sentito che qualcuno si è stizzito e ha commentato " ma io non faccio così". Ma la maggiorparte delle persone che imito sono miei amici e conoscenti: con Spalletti o Francesco Totti sono loro stessi a chiedermi di imitarli davanti a loro e si fanno una risata. 

C'è un personaggio particolarmente difficile? 

Forse il personaggio che non ho mai visto imitare bene da nessuno è Pippo Baudo: mi piacerebbe farlo.    

Il suo maestro è Franco Califano, quale è il più grande insegnamento che le ha lasciato? 

Califano è stato un padre e un amico per 20 anni, mi diceva sempre "Una vita si e no basta per capire che devi fare, se ci fosse un'altra vita" o "prima di giudicare bisogna conoscere" e questa è una delle frasi che mi è rimasta più impressa ed è diventata un po' la mia guida.

Ne diceva tante, sembravano frasi banali ma erano in realtà profonde verità. 

Dopo il successo in tv e in radio è diventato virale anche sui social...

La mia esperienza sui social è nata per caso durante la pandemia, quando alle 18 tutti si radunavano per cantare l'inno mi è stato proposto di fare una diretta con Bobo Vieri: è stato un successo. Era un momento in cui anche una risata poteva essere un conforto in quella drammatica situazione.

Cosa ne pensa della comicità sui social, la vedremo su TikTok? 

Sono un mondo che ancora conosco poco, con i video virali mi è capitato chi mi invitava a cena e chi mi inviava messaggi, è stata una scoperta. Al momento non è nei miei piani ma un giorno chissà, non escludo di aprirmi TikTok, credo che si dovrebbe sempre essere aperti al futuro più che ancorati al passato, ma senza tradire la propria natura. Certo, se devo scegliere, da artista, nessun social ripagherà mai l'emozione di un palco teatrale. 

Ha progetti per il futuro a cui sta lavorando? 

Mi piacerebbe fare uno spettacolo con personaggi che non sono famosi, ma creati da me, spesso ispirati a persone (non famose) che conosco nella vita reale. Un po' come i personaggi di Verdone, che sono entrati nell'immaginario collettivo.

Tu si que vales, il vincitore Marco Mingardi: «Maria De Filippi aveva ragione, ho esagerato. Chiedo scusa a tutti»


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Dicembre 2022, 14:54
© RIPRODUZIONE RISERVATA