Lele Usai, lo chef stellato contro la food blogger che voleva il pranzo gratis (per 7): «Ora basta agli influencer scrocconi»

Una gita al sito archeologico di Ostia Antica, poi un’altra tappa al museo delle Navi di Fiumicino e poi la food blogger (assieme a 5 o 7 colleghi) pensava a quel punto d'incastrare nella loro giornata anche un bel pranzo al ristorante stellato“Il Tino” di Daniele Usai. Ma le cose sono andate diversamente e lui ha denunciato tutto su Facebook

Lele Usai, lo chef stellato contro la food blogger che voleva il pranzo gratis: «Ora basta agli influencer scrocconi»

di Angela Orecchio

«È il momento di dire basta a questo meccanismo marcio». Lele Usai, chef una stella Michelin per il suo ristorante Il Tino a Fiumicino, dice stop agli influencer "scrocconi". Qualche giorno fa, «come ormai spesso accade», il promettente chef ci racconta di aver ricevuto una richiesta via mail da parte di una food blogger che chiedeva per lei e altri 5-7 colleghi un pranzo gratis in cambio di visibilità sui loro canali social. Un messaggio, l'ennesimo, che non è proprio andato giù a Usai, che poche ore fa ha deciso di condividere sui suoi canali social lo scambio di messaggi con la Signora in questione. 

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Influencer scrocconi, lo chef stellato Lele Usai dice Stop

Una gita al sito archeologico di Ostia Antica, poi un’altra tappa al museo delle Navi di Fiumicino e poi la food blogger pensava a quel punto d'incastrare nella loro giornata anche un bel pranzo al ristorante stellato“Il Tino” di Daniele Usai. Tutto questo senza pagare il conto e solo in cambio di «promozione attraverso i profili social delle singole partecipanti e della community». Non solo questo però perché la Signora in questione, di cui lo chef non vuole svelare il nome, offriva anche citazioni del ristorante sul magazine e sul suo blog. Il pacchetto era chiuso per loro e la spesa? Tutto a costo zero. Ma gli organizzatori del giretto fuori porta si erano fatti i conti male: Lele Usai, colui che dai giudici di Masterchef è stato definito lo chef marinaio, non scende a compromessi e spiattella sul suo profilo Facebook quanto accaduto. «Se vorrete venire presso uno dei nostri ristoranti ne saremo lieti, ma sia chiaro, pagherete il conto come tutti i nostri ospiti». E aggiunge: «Questo vi consentirà anche di essere liberi quando racconterete sui vostri canali l’esperienza fatta da noi. Si chiama onestà intellettuale senza conflitti d'interessi».

Il post è virale

Si perché per lo chef, lui che è un'istituzione per quanto riguarda la cucina di pesce, la libertà di esprime giudizi sinceri viene prima di ogni cosa. Poi il riferimento alla proposta di visibilità sui canali social: «P.s. ho visto la vostra pagina IG (Instagram ndr.) Ed avete la metà dei follower che io ho sulla mia pagina privata. Saluti». Ovviamente il post in pochissime ore ha ottenuto centinaia di commenti anche da parte di colleghi. 

L'intervista

Ed è proprio per loro che Il Patron de “Il Tino” e del bistrot “Quarantunododici”, entrambi all’interno del complesso Nautilus, a Fiumicino, ha voluto pubblicare questi messaggi.

«I colleghi devono ragionare diversamente e capire che il loro lavoro e sacrificio va pagato».

Lele è la prima volta che le arriva una proposta del genere?

«Arrivano tantissime richieste e alla maggior parte non rispondo, ma stavolta ho perso davvero la pazienza e ho voluto pubblicare il post».

Cosa l'ha fatta adirare di più stavolta rispetto alle altre?

«Ho letto superficialità in quelle poche righe scritte. Un professionista prima di scrivere un messaggio studia il posto, il lavoro, cerca di conoscerti e poi ti propone un pacchetto con dei costi. A quel punto io sono libero di scegliere se accettare o no l'offerta».

Invece in questa mail cosa c'era che proprio non le è andato giù?

«La noncuranza. Mi è stato proposto un baratto senza che la Signora in questione sapesse assolutamente nulla di me e del mio ristorante. Era una proposta fatta proprio all'acqua di rose. Si capiva benissimo che quel messaggio era stato mandato a me e ad altri allo stesso modo. Pensi solamente che la Signora in questione non è andata neanche a vedere i giorni di chiusura de Il Tino. A pranzo noi siamo chiusi e lei ha richiesto proprio un pranzo. Tutto questo non le pare troppo superficiale?».

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A dire il vero si, ma quale è il messaggio che si cela dietro questa sua reazione, non credo lei abbia bisogno di visibilità.

«No anzi spero che tutto questo non venga frainteso.

Io ho pubblicato lo scambio di mail per mettere in guardia i miei colleghi soprattutto quelli più giovani e che ancora devono fare molta esperienza. Ragazzi non cascateci. Il vostro/nostro lavoro ha un prezzo e vale molto».

 E tutta questa richiesta di influencer, o presunti tali, che chiedono scambi commerciali in cambio di un post è esplosa dopo il Covid.

«Dopo la pandemia chi parla di ristoranti deve avere un rispetto estremo, pochi di noi sono riusciti a rimanere aperti a causa dei lockdown e delle spese che non sono riusciti a sostenere. E questo per me è un dolore immenso. Il nostro non è un piatto assemblato con qualche ingrediente ricercato e portato a tavola. Dietro a questi mestieri c'è un lavoro di artigianato, di ricerca, c'è tanto sacrificio e in cambio di tutto questo noi portiamo in tavola un'esperienza».

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 E l'esperienza va pagata.

«Si, ma non è solo un discorso di costi. Serve onestà intellettuale. Se io ti offro il pasto tu sarai spinto a scrivere qualcosa di positivo su di me e questo non è onesto. Invece tu devi sentirti libero di esprimenti una volta uscito dal mio ristorante».

 

Le viene in mente un'altra vicenda simile a questa che ci ha appena denunciato?

«Dopo il Covid sono stato letteralmente stalkerizzato da una signora che si spacciava per giornalista, e che non lo era. Non so come avesse fatto a ottenere il mio numero ma lo aveva. Per due anni mi ha chiesto settimanalmente di voler essere mia ospite assieme a 6 persone del suo entourage. Io inizialmente ho provato a spiegarle che soprattutto in quel periodo per me era impossibile pensare di offrire una cena a qualcuno, l'ho fatto per cercare di farle capire che non avrei mai ceduto, ma lei insisteva, così alla fine ho dovuto usare la voce grossa per farla smettere di tampinarmi di chiamate. E poi ha smesso».

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 In effetti Il Covid ha penalizzato molto il settore, cosa vi ha insegnato quel periodo?

«Vede il Covid ci ha insegnato che ci vuole sostanza, i clienti che vengono da noi devono apprezzare quello gli offriamo e pagare il conto. Anche perché noi poi con quei soldi ci paghiamo il personale, le tasse, gli affitti, le utenze. E la pressione fiscale non ci aiuta, siamo alla continua ricerca di adeguare le spese ai prezzi perchè al cliente può sembrare che noi ci speculiamo sopra, ma noi non siamo responsabili di queste cose, l'unica cosa che possiamo fare e cercare di far vivere esperienze indimenticabili a chi ci sceglie».

 

Invece, come fanno di solito i professionisti del settore che vogliono venire da lei a vivere una vera e propria esperienza culinaria?

«A dire il vero i professionisti, quelli veri, vengono in incognito proprio per vivere quei momenti senza nessuna influenza o pressione. Poi una volta che tornano a casa decideranno se fare o meno una recensione sul ristorante e soprattutto cosa scrivere su quella recensione. Poi se il loro articolo sul blog funziona e viene molto condiviso gli sponsor pagheranno la blogger per essere inseriti sul loro sito. Così lei guadagna dal suo lavoro e noi dal nostro. È una partita che va giocata ad armi pari, in cucina come in qualsiasi settore».

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Quale è il piatto con cui chiuderebbe questa nostra esperienza?

«Uno fatto di qualità e consistenza, sono care ma regalano emozioni (se pagate)».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 6 Aprile 2023, 14:55
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