Waltz: «Conta solo l'immaginazione»

Waltz: «Conta solo l'immaginazione»
Ilaria Ravarino
ROMA - Sincero, schietto, anticonformista. Allergico a chiunque provi a mettere la sua professione (o lui) su di un piedistallo. Primo ospite degli Incontri Ravvicinati della Festa del Cinema di Roma, l'austriaco Christoph Waltz, due volte premio Oscar, si è raccontato ieri al pubblico a partire dai suoi più grandi successi. Prima di tutto la collaborazione ormai storica con Quentin Tarantino, per il quale ha vestito i panni del colonnello Hans Landa in Bastardi Senza Gloria e quelli del bounty killer King Schultz in Django Unchained: «Il suo modo di scrivere è la cosa che mi piace di più. Tutto parte da là, la sua regia, la sua poesia - ha detto - È tutto in sceneggiatura, lui crea i personaggi nella sua mente e li libera: è tutto nella sua testa. Ogni singolo dettaglio è nello script. Perfino la punteggiatura è importante». Non si tratta certo di una critica: la pratica dell'improvvisazione, per Waltz, è oggi largamente sopravvalutata. «Abusata e sopravvalutata. Preferisco rispettare la sceneggiatura e il lavoro di scrittura che c'è dietro».
Figlio e nipote d'arte di una famiglia da sempre nel mondo dello spettacolo (nonni e bisnonni erano attori teatrali, i genitori scenografi), per Waltz non ci sarebbe niente di più sbagliato del credere ai luoghi comuni sugli attori: «Un altro aspetto sopravvalutato del nostro lavoro è l'immedesimazione a ogni costo. Questa cosa per cui se interpreto un nazista devo per forza andarmene a studiare in un campo di concentramento, o se interpreto un killer devo approfondire fino a toccare il baratro psicologico dell'oscurità. No. L'immaginazione è ancora l'arma più potente di un attore. L'importante è avere un'immaginazione che funziona bene». Quanto alla popolarità riscossa con i suoi film, Waltz ha tenuto a precisare che «attore e star fanno due professioni diverse. Puoi essere un attore perfetto che dà tutto al cinema, e rimanere per sempre dietro le quinte. Non diventi una star perché sei bravo, ma per altri meccanismi. E comunque io non credo in attori bravi e attori cattivi: ogni attore ha almeno un ruolo in cui può essere sensazionale». Nel suo caso, il ruolo sicuro è quello del cattivo: «Ma se me lo fanno fare sempre è solo perché i produttori credono sia un investimento azzeccato. Pensano che gli faccia fare soldi, non pensano certo al bene artistico del film».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Ottobre 2017, 05:00