Via Ventotene, fuga di gas: 8 vittime I residenti: «Quel boato è tra noi»

Enrico Chillé
Una ferita aperta da vent'anni. Da quel maledetto 27 novembre 2001, quando, proprio mentre i vigili del fuoco iniziavano controlli più approfonditi perché i residenti segnalavano un forte odore di gas, un'esplosione distrusse completamente la palazzina al civico 32 di via Ventotene, danneggiò quelle circostanti e sventrò la strada.
IL BILANCIO. Le vittime furono otto: quattro Vigili del fuoco tra i 27 e i 37 anni d'età (il caposquadra Danilo Di Veglia, che salvò un bambino facendo scudo con il proprio corpo, Sirio Corona, Fabio Di Lorenzo e Alessandro Manuelli) e quattro donne (la parrucchiera 45enne Maria Grosso, la figlia 22enne Fabiana Perrone, l'81enne cliente Elena Proietti e la studentessa 25enne Michela Camillo).
LE MEDAGLIE. Ai Vigili del fuoco, morti per aver fatto il loro dovere, fu data la Medaglia d'Oro al Valor Civile. Oltre 400 le famiglie sfollate, ospiti nelle parrocchie e nei residence: in alcuni casi, non rientrarono nelle case prima di tre anni. Il boato fu avvertito a centinaia di metri di distanza, fino a Montesacro. Gli sconvolgenti fatti dell'11 settembre, con il crollo delle »Torri Gemelle di New York, fecerono inizialmente pensare a un attentato.
IL PROCESSO. Cinque tecnici dell'Italgas, che aveva effettuato sopralluoghi due giorni prima senza riscontrare alcuna perdita, patteggiarono pene tra i 2 e i 3 anni per disastro colposo e omicidio colposo.
I TESTIMONI. A due passi del luogo della strage, oggi c'è il capolinea Jonio della Metro B1 e una statua che ricorda il sacrificio dei Vigili del fuoco. Molti dei residenti si sono trasferiti. Come Francesca, che abitava in via Ventotene con i figli. «I tecnici del gas intervennero senza strumentazione e uno di loro diceva anche non serve, io vado a naso. L'onda d'urto fu tremenda. Tornammo a casa dopo qualche mese, rimasi per tanto tempo con il terrore che qualcosa potesse succedere ancora. Ricordo però anche la vicinanza di tutto il quartiere, la parrocchia che divenne un punto di aggregazione e il sostegno delle istituzioni. Il Comune di Roma si costituì parte civile per i risarcimenti e anche Italgas si comportò bene». Domenico invece da 47 anni ha un banco di frutta e verdura, prima vicino via Ventotene e poi nel nuovo mercato di via Giovanni Conti. «Se ci ripenso, provo lo stesso dolore. Fabiana era l'amica del cuore di mia figlia, andavano a scuola insieme: quel giorno era per caso nel negozio della madre - racconta -. Una strage evitabile, i tecnici furono negligenti. Vedemmo i palazzi ondeggiare. E poi tutto quel dolore. Come si fa a dimenticare?».
IL MUNICIPIO 3. Ogni anno, il Municipio 3 si è stretto intorno al dolore inconsolabile delle famiglie delle vittime. Domani, vent'anni dopo, lo farà ancora più forte.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 26 Novembre 2021, 05:01
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