Venti di guerra nel Golfo, petroliere in fiamme

Nel giorno chiave della missione giapponese per riaprire il dialogo tra Iran e Stati Uniti, la tensione nel Golfo è tornata a infuocarsi. Una serie di esplosioni ha colpito due petroliere nel Golfo di Oman, a meno di 30 miglia dalla costa iraniana, una delle quali proprio di proprietà nipponica. L'altra nave sarebbe stata colpita da un siluro. Una coincidenza che il ministro degli Esteri della Repubblica islamica, Mohammad Javad Zarif, ha subito definito «sospetta», denunciando un tentativo di sabotaggio. Accuse contro Teheran sono invece piovute a caldo da Stati Uniti e Arabia Saudita ma l'Iran ha respinto ogni responsabilità, spalleggiata dalla Russia, che ha esortato ad evitare «conclusioni avventate». Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha indetto una riunione d'urgenza per discutere l'accaduto, e un allarme sui rischi di un'escalation è giunto anche dal segretario generale Antonio Guterres: «Se c'è una cosa che il mondo non può permettersi è un confronto di grandi dimensioni nella regione del Golfo». Intanto, i sospetti attacchi alle porte dello stretto di Hormuz - da cui passa quasi un terzo del petrolio commerciato via mare - hanno fatto schizzare il prezzo del greggio, con aumenti sopra il 3,5%. Le esplosioni sono avvenute nelle prime ore del mattino su un cargo di proprietà norvegese, la Front Altair, che trasportava 75 mila tonnellate di nafta dal Qatar verso Taiwan, e un altro giapponese, la Kokuka Courageous, carico di metanolo dell'Arabia Saudita e diretto a Singapore e in Thailandia. Le immagini aeree hanno mostrato le navi in fiamme, con gravi danni in diverse sezioni, ma nessuna delle due è affondata. Tutti i membri degli equipaggi sono stati tratti in salvo. Dopo l'allarme è intervenuta la Uss Bainbridge della Quinta flotta americana, di base in Bahrein.

Ultimo aggiornamento: Venerdì 14 Giugno 2019, 05:01
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