Valeria Arnaldi
Nato, come amava ricordare, lo stesso giorno della morte di Galileo

Valeria Arnaldi
Nato, come amava ricordare, lo stesso giorno della morte di Galileo Galilei, trecento anni dopo, Stephen Hawking è morto nel giorno in cui, 139 anni fa, è nato Albert Einstein, nella giornata dedicata al Pi greco. L'astrofisico di fama mondiale, 76 anni, malato di Sla da quando ne aveva 21 e immobilizzato sulla sedie a rotelle sin dagli anni Ottanta, si è spento ieri nella sua casa di Cambridge. A comunicarlo, i figli Lucy, Robert e Tim: «Siamo profondamente rattristati per la morte oggi del nostro padre adorato. È stato un grandissimo scienziato e un uomo straordinario. I suoi lavori vivranno ancora per molti anni dopo la sua scomparsa. Il suo coraggio e la sua perseveranza, insieme al suo essere brillante e al suo umorismo, hanno ispirato persone in tutto il mondo».
Sulla lapide avrebbe voluto la formula di massa, formula matematica che misura l'energia emessa dai buchi neri al momento della nascita, racconta Remo Ruffini, direttore IcraNet e presidente Centro Internazionale di Astrofisica Relativistica, che con lui ha lavorato a lungo, elaborando pure insieme a Roy Kerr quella formula. Sono state proprio le sue teorie sui buchi neri, la relativa termodinamica, e l'origine dell'universo, che hanno confermato la teoria del Big Bang, a imporlo all'attenzione internazionale, anche del grande pubblico. Poi, in collaborazione con altri scienziati, il multiverso, la formazione ed evoluzione galattica, l'inflazione cosmica. Dagli anni Settanta ha dedicato le sue attenzioni alla possibilità di integrare nella teoria del tutto le teorie della relatività di Einstein e la meccanica quantistica.
Una delle sue teorie più recenti, elaborata con il fisico Thomas Hertog, del Cern di Ginevra, prevede che l'universo abbia avuto più inizi e storie differenti. Nonostante la gravità delle sue condizioni, grazie a una sedia a rotelle progettata su misura e a un computer con sintetizzatore vocale, Hawking è riuscito a portare avanti il suo lavoro e a diffonderne i risultati.
Quando parlava della propria infanzia, si descriveva come un bambino svogliato - aveva imparato a leggere a 8 anni - e disordinato. A 21 anni, la diagnosi della malattia, che gli fu data con appena due anni di sopravvivenza: «Ogni cosa è cambiata - diceva - quando hai di fronte l'eventualità di una morte precoce, realizzi tutte le cose che vorresti fare e che la vita deve essere vissuta a pieno». Così ha fatto. «Ricorda di guardare in alto alle stelle, e non ai tuoi piedi» aveva appuntato sulla porta del suo studio a Cambridge.
Nel 1963 l'arrivo in ateneo. Tra il 1965 e il 1975 gli anni scientificamente più produttivi e il suo libro più noto, Dal Big Bang ai buchi neri, breve storia del tempo. Dal 1979 al 2009, la cattedra che era stata di Isaac Newton. A trentadue anni è divenuto uno dei membri più giovani della Royal Society, la più prestigiosa istituzione scientifica britannica. Nel 2009, ha ricevuto dal presidente Usa Barack Obama la Medaglia presidenziale della libertà.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Marzo 2018, 05:01
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