Valeria Arnaldi
Make art not war. Prende il titolo da una nota opera dell'artista

Valeria Arnaldi Make art not war. Prende il titolo da una nota opera dell'artista
Valeria Arnaldi
Make art not war. Prende il titolo da una nota opera dell'artista la mostra su Shepard Fairey aka OBEY, a cura di Tiziana Cino, che sarà inaugurata domani sera alla galleria Rosso20sette arte contemporanea, in via del Sudario, zona largo Argentina, dove sarà ospitata fino al 22 dicembre. Esposte 55 opere serigrafiche numerate e firmate dall'artista, provenienti da una collezione privata. A essere ricostruito, anche con alcuni dei suoi lavori più noti, sono vent'anni di ricerca e produzione artistica di Shepard Fairey, consacrato a livello internazionale dieci anni fa con la realizzazione del poster Hope con il volto di Barack Obama per le elezioni presidenziali negli Stati Uniti, poi acquistato dalla U.S. National Portrait Gallery.
Il percorso va così dal 1998 fino a oggi a illustrare filosofia e stile, anche impegno, dell'artista. Affiancate, in un ideale confronto di temi e anni, sono alcune immagini divenute iconiche, da Air Worldwide del 1998 a Angela Rough del 2003, da Big brother is watching you del 2006 fino a Peace Girl del 2005. E così via. Classe 1970, con i suoi interventi urbani, Shepard Fairey è diventato uno dei nomi più noti della scena street contemporanea. Il prossimo anno festeggerà trent'anni dal suo esordio: fu nel 1989, infatti, che debuttò con l'iniziativa Andre the Giant Has a Posse, moltiplicando su stickers il volto del lottatore di lotta libera André the Giant e, con esso, il suo segno su più muri in più città. Un lavoro nato quasi per gioco, che non voleva nascondere messaggi politici - successivamente lo ha fatto - ma che voleva conquistare attenzione, costringere i passanti a fermarsi e farsi domande pure sul senso di quell'irruzione inattesa nello spazio pubblico. Hope - poi seguita da Change e Vote - invece, è diventata l'immagine simbolo della campagna elettorale di Obama nel 2008 ed è entrata a pieno titolo nella storia dell'arte contemporanea. «La più efficace illustrazione politica americana dai tempi dello Zio Sam», l'ha definita il critico Peter Schjeldahl. «Ho il privilegio di essere parte della tua opera d'arte e sono orgoglioso di avere il tuo sostegno», scrisse Obama in una lettera a Obey ringraziandolo per quella collaborazione mai ufficializzata che ha portato fortuna a entrambi.
riproduzione riservata ®

Ultimo aggiornamento: Venerdì 23 Novembre 2018, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA