Valeria Arnaldi
Il made in Italy vede volare all'estero una delle sue griffe

Valeria Arnaldi
Il made in Italy vede volare all'estero una delle sue griffe iconiche. Versace diventa Usa. Un'altra grande firma sta per cambiare Paese. Manca la conferma ufficiale ma la notizia è trapelata ieri sera, agitando il mondo della moda e l'economia. I documenti dovrebbero essere firmati oggi. Ad acquistare la società, per due miliardi di dollari, Michael Kors, che ha già portato a termine altre importanti acquisizioni, come quella di Jimmy Choo. Erano stati in molti a studiare l'affare Versace, incluso il colosso francese Kering di François Henri Pinault, che negli anni si è aggiudicato molte acquisizioni di rilievo. Nelle ultime fasi, però, la battaglia è rimasta solo tra gruppi americani. Stando all'accordo, la famiglia Versace manterrà un ruolo di minoranza. Uscirà invece il fondo Blackstone che dal 2014 ha il 20% del capitale. Versace «non può confermare nulla» è la linea ufficiale. Intanto Wall Street boccia l'accordo: mentre uscivano le indiscrezioni, Michael Kors apriva in perdita, fino al -7,4%. Estera la proprietà, italiana la visione: Donatella Versace dovrebbe rimanere nella società come direttore creativa. Immediato il dibattito. «Io vesto italiano, ma evito di dire il marchio altrimenti mi indagano per pubblicità occulta. Sono liberista, ma sono stufo che i migliori marchi della moda, dell'alimentazione, della tecnologia italiana vengano comprati all'estero», è il commento del vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Sono tanti, infatti, i marchi, anche storici, del made in Italy che hanno cambiato, nel pieno senso del termine, bandiera. La casa di moda Valentino è stata venduta alla società Mayhoola for Investments del Qatar. Kering, nella divisione lusso, vanta Gucci, Bottega Veneta, Brioni. E ancora, Pomellato e Dodo. LVMH, con sede a Parigi, è proprietaria di Acqua di Parma, Bulgari, Fendi, Loro Piana. E non è solo la moda a cambiare Paese. Basta pensare al calcio. Il Milan, ceduto nel 2016 a una cordata di imprenditori cinesi, a luglio 2018 è passato al fondo d'investimento statunitense Elliott. Americani anche A.S. Roma e il Bologna F.C.. L'Inter, invece, è cinese. E così via, di settore in settore. Il made in Italy è sempre meno italiano.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Settembre 2018, 05:01
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