SUBURRA È QUI

Claudio Fabretti
ROMA - «Ripartiamo tre mesi dopo la fine della prima stagione. In piena battaglia per la conquista del Campidoglio. Tutti i protagonisti sono cambiati, sono più maturi, ma anche più soli. Gli eventi li hanno cambiati irrimediabilmente». C'è un lampo nello sguardo di Giacomo Ferrara (Spadino) e Eduardo Valdarnini (Lele) mentre raccontano le vicende della seconda stagione di Suburra (da oggi su Netflix), la serie tv di cui sono tra i protagonisti. Quasi un senso di appartenenza a un progetto che li ha assorbiti completamente: «Ormai nel cast siamo una grande famiglia, ci siamo tutti integrati magnificamente, e da attori più esperti come Adamo Dionisi (Anacleti) e Francesco Acquaroli (Samurai) c'è sempre tanto da imparare», sottolinea Ferrara, che nel frattempo ha acquisito anche una buona esperienza al cinema: «Mi piace variare nei ruoli, l'importante è trovare personaggi di spessore, ben scritti. Sono passato dal nerd di La prima volta (di mia figlia) di Riccardo Rossi al detenuto de Il permesso di Claudio Amendola». «Io per esempio per il mio prossimo personaggio vorrei immergermi in un delirio pirandelliano», gli fa eco Valdarnini.
È invece una new entry Jacopo Venturiero, che irrompe nella serie nei panni di Adriano, speaker radiofonico vicino all'estrema destra: «È un giovane che lavora a Radio Roma Sport, un'emittente calcistica, ma sempre molto attenta alle vicende politiche della città. Per lui emergerà un passato comune con Samurai».
Personaggio cruciale per la serie fin dalla prima stagione è invece Spadino, alle prese con nuovi conflitti e aspirazioni: «Lui non vuole più dover scegliere tra la famiglia, la sua sessualità e la conquista del potere, lui vuole tutto e senza più limiti». Un destino che lo accomuna a Lele: «Lui ora è in polizia, fin troppo lanciato - spiega Valdarnini - E scopriamo subito che dietro questa carriera fulminante che lo ha portato a diventare già viceispettore, c'è lo zampino di Samurai. Così si rende conto di dover trovare nuove persone di fiducia, e si appoggia alla collega Cristiana (Cristina Pelliccia)».
Suburra consolida una ripresa complessiva della produzione di genere, non solo in tv. «Serie come Romanzo criminale e Gomorra hanno consolidato un modello che funziona anche al cinema. Basti pensare ai casi di Jeeg Robot e di La Terra dell'abbastanza. È un genere che sappiamo fare bene in Italia, è giusto esserne orgogliosi», concordano i tre attori, che glissano sulle immancabili polemiche sulla mitizzazione dei criminali in tv: «Sarebbe come dire che non si possono promuovere le tragedie greche o i film di Scorsese. Il pubblico per fortuna sa distinguere tra realtà e fiction. L'unica cosa che emulano semmai sono i look. Tipo i capelli improbabili di Spadino».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Febbraio 2019, 05:01
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