Spingeva due minorenni al martirio e diceva: «Grazie Allah per il Covid»

Salvatore Garzillo
In arabo si definisce taqiyya l'attività di dissimulazione che molti estremisti praticano per evitare di attirare l'attenzione su di sé. Un giorno indossano gli abiti dal perfetto islamico, quello dopo giacca e cravatta per confondersi con i miscredenti. Nicola Ferrara era maestro in quest'arte. L'uomo è stato arrestato ieri dai carabinieri del Ros per istigazione e apologia del terrorismo. Ferrara è nato a Canosa di Puglia 38 anni fa ma vive a Milano almeno dal 2011 e dal 2015 ha iniziato un percorso costante di radicalizzazione personale e di proselitismo per la causa del jihad.
Si divideva tra l'identità occidentale, da conservare per lavorare (per un periodo è stato dipendente di un parcheggio sotterraneo) e quella islamica, dove usava il nome Issa. «Frequentava il centro culturale Al Nur in via Carissimi - ha spiegato Andrea Leo, comandante del Ros di Milano - Era vestito come un islamico ma quando sospettava di essere intercettato o seguito ritornava all'abbigliamento occidentale. In perfetta linea con i dettami della taqiyya». Lì al centro Al Nur era diventato il punto di riferimento di almeno due minorenni che spingeva ad abbracciare il martirio. Ma il suo campo d'azione preferito erano i social: su SoundCloud aveva creato una playlist con 80 preghiere e su Facebook bombardava i suoi duemila follower con immagini di kamikaze felici e guerra santa.
Nell'ordinanza firmata dal gip Guido Salvini è contenuta un'intercettazione del 27 marzo in cui Ferrara definisce l'emergenza Covid «una cosa di Allah, una cosa positiva» perché «la gente sta impazzendo» e grazie al Covid ai non musulmani erano stati «tolti i vizi quali fumare, bere e andare in giro, che caratterizzano il loro stile di vita». Nelle carte emergono anche contatti diretti con terroristi noti, come El Madhi Halili, già condannato a Torino. L'inchiesta dei pm Alberto Nobili, Piero Basilone e Leonardo Lesti è iniziata nel febbraio 2018 osservando i frequentatori di Al Nur. «Abbiamo monitorato gli spostamenti di Ferrara, i contatti e i 3 viaggi fatti - ha spiegato Leo - È stato due volte in Qatar e una negli Emirati Arabi, trascorrendo ogni volta 3 mesi prima di rientrare. Il suo obiettivo era imparare la lingua». E in uno di questi viaggi aveva conosciuto una donna straniera che presto avrebbe sposato.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Luglio 2020, 05:01
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