Covid in Italia, focolai da Nord a Sud: ipotesi ricovero forzato

Covid in Italia, focolai da Nord a Sud: ipotesi ricovero forzato

di Simone Pierini
Il Covid c'è, non si è attenuato ed è ancora molto contagioso. E non si tratta di inserirsi nella disputa tra l'ottimismo di Zangrillo, primario del San Raffaele, e le preoccupazioni di Crisanti, responsabile del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova. E nemmeno di addentrarsi in tematiche scientifiche complesse. Sono i fatti a mostrare come una miccia in poche ore sia in grado di trasformarsi in un focolaio.

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Conferme arrivano dai dati di ieri, non tanto del contagio - che resta stabile a 192 casi positivi in più - quanto dagli indicatori sanitari. Sono aumentati i pazienti in terapia intensiva, i ricoverati con sintomi, le persone in isolamento domiciliare e gli attualmente positivi. Non è una nuova emergenza, i numeri sono bassi e le regioni stanno reagendo bene, con forza e velocità. Ma l'Italia non può permettersi di sottovalutare il virus, fermarsi di nuovo avrebbe ripercussioni catastrofiche, sia sociali che economiche. Il rischio di questi giorni è rappresentato dai focolai - una ventina, sparsi per la Penisola - scatenati da casi di importazione estera, ma anche da assembramenti, party e comportamenti non responsabili dei cittadini.
L'ultimo cluster di contagio riguarda un'area del Mantovano. Cinque attività tra macelli e salumifici hanno registrato 68 dipendenti positivi. Molti asintomatici o poco sintomatici sono stati posti in isolamento, alcuni sono stati ricoverati con febbre alta. Un focolaio che segue a ruota il caso veneto che ha scatenato l'ira del governatore Zaia con l'imprenditore rientrato dalla Serbia, risultato positivo, che ha rifiutato il ricovero contagiando altre persone. Risultato? L'indice Rt in regione è schizzato oltre l'1,6%. Zaia non l'ha mandata giù e ha minacciato misure restrittive proponendo il tso, il trattamento sanitario obbligatorio, per chi non accetta le disposizioni. Misura che è finita all'attenzione del ministro della Salute Speranza, che ha dato mandato all'ufficio legislativo del dicastero per verificare il quadro normativo.
Non va meglio in Toscana dove si sono registrati tre cluster legati a gruppi familiari che vivono in situazioni di sovraffollamento. Persone immigrate da Paesi non Schengen e soprattutto originarie dall'Estremo Oriente e dall'America Latina. «La sensazione è che si siano allentati i controlli», ha esortato il presidente Rossi. Sotto controllo, ma recenti, sono i focolai laziali e campani. A Fiumicino è scattata l'allerta dopo i contagi di rientro dal Bangladesh, con Zingaretti che ha invitato la popolazione a non abbassare la guardia. A Mondragone De Luca in pochi giorni ha arginato il cluster della comunità bulgara. Ma il pericolo resta dietro l'angolo.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 6 Luglio 2020, 08:13
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