Schwazer, la squalifica resta il sogno olimpico diventa incubo

Marco Lobasso
ROMA - Il Tribunale federale della Confederazione elvetica di Losanna ha respinto la richiesta di sospensione della squalifica per doping del marciatore Alex Schwazer (8 anni, fino al 2024). Secondo i giudici non è dimostrata la «massima probabilità» della manipolazione delle urine usate per il controllo antidoping che portò allo stop dell'azzurro nell'agosto 2016, come ipotizzato da Schwazer. Le possibilità, quindi, di vedere Alex in gara ai Giochi di Tokyo diventano in pratica quasi nulle. Resta aperto, naturalmente, il processo di Bolzano, dove si cerca di capire se l'atleta si sia davvero dopato una seconda volta (la prima, nel 2012) o se qualcuno l'abbia incastrato. Del resto, sulla scorta dei dubbi del gip bolzanino era nata l'idea dei legali di Schwazer di rivolgersi al Tribunale di Losanna. Ora, tutto da rifare.
«Una botta psicologica - spiega Sandro Donati, il tecnico che allena il campione da qualche anno -, l'energia mentale di Alex è tanta ma non so come reagirà adesso. Oggi le speranze di vederlo ai Giochi sono onestamente poche. Ed è brutto sapere che ora lui è più forte del 2016 quando era pronto per Rio. Dovrebbero vederlo, monitorarlo, si renderebbero conto di quanto Alex stia marciando forte».
E Schwazer? «Sono un uomo di sport e marcio perché ho voglia di farlo, nessuna ambizione di tornare alle gare», diceva nei giorni scorsi, anche se in cuor suo ai Giochi ci pensava. Non lo ammetteva per non giustificarsi ancora, se la sua richiesta di sospensiva non fosse stata accettata. È andata proprio così e forse per un clamoroso rientro ora è davvero troppo tardi, anche se il legale di Schwazer, Gerhard Brandstaetter, non molla: «Il procedimento di sospensiva procede, non è finito nulla. Raccoglieremo nuovi elementi e torneremo al Tribunale svizzero con le prove. Non ci arrenderemo. E Alex continuerà ad allenarsi», ma senza più un sogno olimpico da realizzare.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Dicembre 2019, 05:01
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