Sanità, liste d'attesa più brevi visite e analisi pure di sera

Mario Fabbroni
«Abbiamo fatto un lavoro importantissimo durato diversi mesi. Così oggi, dopo dieci anni, il Paese ha un nuovo piano nazionale di gestione delle liste di attesa nella Sanità».
Il ministro della Salute, Giulia Grillo, annuncia gongolante il cambiamento in vista per Asl, ospedali e soprattutto pazienti del Servizio Sanitario Nazionale. Sessanta giorni per avviare le procedure, poi le Regioni (che hanno trovato l'accordo con il Governo anche sulle risorse, ovvero 150 milioni per il 2019 e 100 milioni ciascuno per le annualità 2020 e 2021) dovranno materialmente dare seguito alle nuove norme obbligatorie. Come quello precedente, il nuovo Piano individua l'elenco di prestazioni ed esami diagnostici soggetti al monitoraggio e prevede il rispetto, da parte delle Regioni, dei tempi massimi di attesa per ciascuno.
Per le visite e le prestazioni diagnostiche viene prevista una classificazione in quattro classi, a partire da gennaio 2020: «Visita U (urgente) da eseguire nel più breve tempo possibile (entro 72 ore); visita B (breve) da evadere entro 10 giorni; visita D (differibile) da eseguire entro 30 giorni; accertamenti diagnostici da assicurare entro 60 giorni; visita P (programmata) entro 120 giorni». Per garantire il tutto, bisognerà far funzionare le apparecchiature all'80% della loro capacità: quindi sono state introdotte anche le visite serali.
Se i pazienti non otterranno le prestazioni sanitarie nei tempi massimi, potranno recarsi presso l'ospedalità privata accreditata e il costo della visita, oppure degli esami, sarà corrisposto dal SSN. In questo caso, a rischio sarà il posto di lavoro occupato dai Direttori Generali, che verranno rimossi per inadempienza.
Ma proprio dai medici arriva una netta bocciatura al Piano: «Si tratta solo di una fiera dell'ipocrisia, che non affronta affatto il problema della mancanza di personale, di tecnologie e di organizzazione».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Febbraio 2019, 05:01
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