Rita Vecchio
Stivali da cowboy e chitarra. Parte da qui Luca Barbarossa per un

Rita Vecchio
Stivali da cowboy e chitarra. Parte da qui Luca Barbarossa per un viaggio a ritroso che, a pochi giorni dal suo sessantesimo compleanno (il 15 aprile), gli fa ripercorrere la vita, raccontandola nel romanzo Non perderti niente. L'adolescenza in campagna. La strada. L'arresto per fede calcistica e l'escamotage per evitare la naja. La musica dei Beatles. Le canzoni, da Roma puttana (poi Roma spogliata con trascrizione di Bacalov) a Passame er sale. Sanremo. Gli incontri fortunati, da Springsteen a Maradona, a Morricone e Pavarotti. L'amore per la moglie Ingrid.
Barbarossa, la sua è una vita intensa.
«Fin da quando distribuivo copie dell'Unità invece che andarmene al mare, dal cineforum alla Fgci di Mentana (in provincia di Roma, ndr) e l'andirivieni con la corriera per trovare i film di Totò, Sordi, Fabrizi. Avevo stabilito un principio rivoluzionario per l'epoca: anche i comunisti possono ridere».
Adesso ci sono 60 candeline da spegnere.
«Non sono pronto. È una cosa davvero scortese (scuote la testa, ndr)».
Non si può lamentare, anche se lei considera la notorietà un imprevisto e non un desiderio.
«Sognavo di suonare, indipendentemente dalla popolarità che manco sapevo cosa fosse. Mi esibivo a piazza Navona. Sono ansioso, ottimista asintomatico affezionato di più agli insuccessi. Sto comunque migliorando, grazie a mia moglie e ai nostri tre figli».
A proposito: hanno letto il romanzo?
«Sì. Certo, scrivendo che a scuola entravo dalla porta e uscivo dalla finestra, mi sono tirato la zappa sui piedi. Adesso hanno un'arma contro di me».
La sua vera scuola era la strada.
«Da cui vengo e a cui appartengo. Per strada ci si annusava e, se ci si piaceva, si faceva un tratto insieme. A 60 anni mi piace che il Luca adulto incontri il ragazzo che era, che lo ringrazi per averci creduto quando nessuno gli diceva che ce l'avrebbe fatta. In comune i due Luca hanno gli ideali, la voglia di giustizia sociale e di lealtà».
Tra le pagine si parla anche di eroina.
«Per amore. Anche se io mi orientai soltanto verso il menefreghismo cannarolo tendente al teppismo (ride, ndr) e a bere del buon vino».
Parafrasando il titolo del libro, pensa di essersi perso qualcosa?
«Non credo. Vivo delle mie passioni: canzoni, radio (dal 2010 a Radio2 Social Club, ndr), teatro con Neri Marcorè. Da ragazzo avrei voluto essere Adriano Panatta. Ma la vita sorprende».
E la musica fa cambiare direzione.
«Il jazz nelle cantine con mio padre, i concerti di Chet Baker e quelli di Bob Dylan a Londra (dove c'era uno che con le spalle al palco rollava canne e le regalava). Gli incontri, fortunati e inaspettati: Springsteen che addirittura mi invitò al suo concerto. Pavarotti, nella sua casa pazzesca a Manhattan e la mia ricetta diet degli spaghetti alla Barbarossa (come poi li chiamò). Morricone che mi disse che lo feci apparire addirittura simpatico».
Dopo il romanzo un nuovo disco?
«Prossimo romanzo tra altri 60 anni (ride ancora, ndr). Per il disco, qualcosa nell'aria c'è».

Ultimo aggiornamento: Lunedì 12 Aprile 2021, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA