Rita Vecchio
MILANO - Sempre in controtendenza. È l'effetto sorpresa Francesco

Rita Vecchio
MILANO - Sempre in controtendenza. È l'effetto sorpresa Francesco Gabbani, signori. C'eravamo abituati ai tormentoni danzerecci: Amen, nel 2016 e Occidentali's Karma, l'anno dopo. Con tanto di figurante travestito da scimmia. Ora, prepariamoci ad ascoltarlo nella sua dimensione più emozionale. Il brano in gara è Viceversa, delicata ballad scritta con Gino Pacifico. Sarà anche il titolo del nuovo disco in uscita il 14 febbraio per BMG in due edizioni (e in due colori, giallo e blu). Per la serie, sempre e comunque vi stupirò. E che il 37enne cantautore toscano lo farà, c'è da scommetterci.
Gabbani: pronto per il partenza e via del Festival?
«Prontissimo. E contento di tornarci con un brano spontaneo. È una canzone che amo cantare, ancora di più con l'orchestra. È più intima, svela un aspetto di me che il pubblico del Festival non conosce. Diciamo che sarò meno danzereccio».
Quindi niente scimmia o robe simili?
«Nulla. Sarò io con il mio alter ego. Ovvero, io e solo io».
Terza volta a Sanremo. Come si sente?
«Nella prima ero forse incosciente. Nella seconda, volevo dimostrare qualcosa. Oggi, sento soltanto la necessità di fare musica. Senza sovrastrutture: credo nella genuinità di Viceversa. Senza ansia da podio».
Firmata a quattro mani con Pacifico.
«Collaborazione non invadente. Persona umanamente e professionalmente eccezionale. Gino è stato tipo psicoterapeuta».
Cioè?
«Il disco è molto mio. Lui ne ha ottimizzato la scrittura, ne ha lucidato il testo. Mi ha fatto da motivatore (ride, ndr): tutto quello che scrivevo, gli piaceva. Anche in Bomba pacifista è stato così: canzone visionaria, con l'ossimoro già nel titolo».
Una bomba che scaglia contro chi?
«È la rivoluzione che il singolo e la società potrebbero fare per trasformare le debolezze in punti di forza».
E i suoi quali sono?
«Sono la stessa cosa. È la mia sensibilità. Debolezza e punto di forza insieme».
Nella prima traccia del disco si mette anche a parlare con Einstein.
«Sì, in un dialogo surreale (ride, ndr). Per dire che è tutto relativo. Che si parte dalla propria verità. Filo conduttore è il ping pong tra la percezione di sé stessi e la collettività. I ritmi incalzanti non mancano, ma resta un disco introspettivo. E dell'essere italiani, rifletto sulla propensione che hanno a tirare fregature ma anche a riceverle».
E sempre di questo dialogo surreale, cita Marco Castoldi.
«Cantando di soprappensiero mi è venuto in mente Morgan (era un brano con i Bluvertigo). Ho molta stima di lui. Lo sa che è in una mia canzone. Gliela farò ascoltare».
Cover?
«L'Italiano di Toto Cutugno. È del 1983, ma la sento vicina. Ha avuto lo stesso successo nazional popolare di Occidentali's Karma. Leggero, ma che nasconde una bella analisi di retaggi culturali e di atteggiamenti dell'essere italiani. Sarò senza ospiti, anche qui».
Polemica testi: favorevole o contrario?
«L'artista è libero di scrivere quello che vuole, l'ascoltatore è libero di ascoltare quello che vuole. Sbagliato andare a prendere il passato in un Festival della canzone. Arte è tale solo perché libera».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Gennaio 2020, 05:01
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