Prevenire l'ictus conviene

Antonio Caperna
ROMA- L'impatto economico dell'ictus nell'Unione europea è di circa 60 miliardi di euro (dati Stroke Alliance for Europe SAFE 2017), con un fortissimo sbilanciamento dei costi a favore di ospedalizzazioni d'emergenza, trattamenti in acuzie e riabilitazione, e potrebbe arrivare a 86 miliardi di euro nel 2040. Serve, dunque, un'azione decisa in tema di prevenzione sui fattori di rischio e sulla tempestiva e corretta diagnosi di patologie correlate. Di tutto questo si è parlato nel webinar Strategie sanitarie di prevenzione dell'ictus: come ottimizzare la prevenzione per una popolazione più sana', organizzato da Motore Sanità in collaborazione con Cattaneo Zanetto & Co, e realizzato grazie al contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb e Pfizer. «L'ictus cerebrale, nel nostro Paese, rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie. Quasi 150mila italiani ne vengono colpiti ogni anno e la metà dei superstiti rimane con problemi di disabilità anche grave illustra Valeria Caso, Dirigente Medico presso la S.C. di Medicina Interna e Vascolare - Stroke Unit, Membro del Direttivo della World Stroke Organization e dell'Osservatorio Ictus Italia -Inoltre, il costante invecchiamento demografico potrebbe inoltre alimentare un incremento dell'incidenza del 30% tra il 2015 ed il 2035, per cui è importante investire sull'implementazione delle cure e la prevenzione anche per evitare che il sistema non regga». Il carico economico risulta particolarmente gravoso anche sui pazienti e i propri familiari: in Italia l'ictus è oggi la prima causa di disabilità, con un elevato livello di perdita di autonomia e un progressivo percorso di spesa per cure riabilitative e assistenza. «L'emergenza COVID-19 mostra quanto siano importanti in sanità le malattie croniche evidenzia Graziano Onder, Direttore Dipartimento malattie cardiovascolari, ISS- Circa 34 dei deceduti COVID-19 hanno 3 o più malattie croniche e tra le più comuni ci sono quelle cardiovascolari come fibrillazione atriale (in circa il 25% dei deceduti), ictus pregresso (circa 10%) e ipertensione arteriosa (oltre il 60%). Prevenire e ottimizzare il trattamento di queste malattie è fondamentale, al fine di ridurre l'impatto dell'ondata epidemica. Nella fase di picco epidemico a marzo-aprile, l'accesso in ospedale a pazienti con malattie diverse dal COVID-19 è stato molto ridotto e decine di migliaia di visite ambulatoriali per malattie croniche sono state cancellate. Le soluzioni tecnologiche come la televisita sono fondamentali per favorire un accesso a cure semplificate». (leggocaperna@gmail.com)

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 2 Dicembre 2020, 05:01
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