Patrick Zaki è libero

Giammarco Oberto
Per lui le porte del carcere si sono aperte alle 14. E la notizia è stata subito ribattuta dalle agenzie di stampa di tutto il mondo. Dopo 22 mesi di carcere Patrick Zaki è stato liberato. Camicia bianca, barba e capelli lunghi raccolti in un codino, è uscito dal commissariato di Mansoura ed è stato accolto in strada e abbracciato dalle donne della sua vita: la mamma, la sorella, la fidanzata.
Mentre si infila su un taxi Patrick fa il segno della vittoria verso una telecamera e dice: «Forza Bologna»: la città dove il giovane - che ha compiuto 30 anni in carcere - era studente fino a quel 7 febbraio del 2020, quando era tornato a casa, a Mansoura, per festeggiare in famiglia il Natale copto ed era invece finito nell'inferno delle carceri egiziane. Accusato di istigazione alla violenza, terrorismo, gestione di un account social che avrebbe come scopo quello di minare la sicurezza pubblica. Tutto per una articolo in cui parlava della persecuzione dei cristiani copti in Egitto. È stato anche torturato, denunciano le Ong. Un caso che per gli italiani è la fotocopia di quello di Giulio Regeni.
Ma ieri il muro di gomma egiziano si è incrinato, Zaki è riemerso dall'inferno. «Sto bene, voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all'Università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto. Voglio essere in Italia il prima possibile, andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia università». Non è finita: non è stato ancora assolto dalle accuse, il primo febbraio dovrà affrontare una nuova udienza.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Dicembre 2021, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA