Parliamo di Roma, i turisti trovano una città decorosa?
«Assolutamente

Parliamo di Roma, i turisti trovano una città decorosa?
«Assolutamente no. Ma non lo dico io: lo dicono i turisti. Roma ha difficoltà a gestire il flusso di persone che arrivano tutti i giorni per lavoro, dal Lazio, e ha difficoltà estrema con il flusso dei turisti. Però il Comune incassa 130 milioni di euro dalla tassa di soggiorno che, teoricamente, dovrebbero essere gestiti per l'accoglienza dei turisti, per offrire una città migliore».
La Milano di Beppe Sala, invece, secondo lei viaggia bene?
«Sì. Anche se Sala non rientra nei miei sindaci ideali, Milano a livello di visione, turismo e approccio con l'Europa e con il mondo è una realtà che viaggia il doppio e il triplo rispetto a Roma. La Capitale continua a ricevere i turisti, solo perché è Roma ma li accoglie con scale mobili rotte e rifiuti in strada».
Però il leader della Lega Salvini non vuole riconoscere a Roma lo status speciale di Capitale.
«Quanto è già stato fatto e quanti soldi sono già stati dati a Roma? Non ai romani, che non hanno visto un euro. Parigi e Madrid hanno avuto fondi ma sono state rivoltate. A Milano non è stato dato niente per l'Expo eppure da sola, con i privati, si è rilanciata e sta ancora crescendo».
Milano ha avuto l'Expo, Roma non ha avuto le Olimpiadi. Lei avrebbe rinunciato ad ospitare i Giochi?
«Io? Mai. È una stupidaggine rinunciare a un evento del genere. È una questione di immagine».
Siete tentati come Lega ad avere il sindaco della Capitale?
«O entri a Roma con una mentalità non romana, con il rischio di andare a casa il giorno dopo, oppure perché devi andare a governare una città che ha la classe dirigente che non vuole essere coordinata? Ma chi se la prende sta città? Nessuno ha fretta di andare a governare Roma, nessuno. Se la tenga la Raggi».
Torniamo all'agroalimentare, come combattete la contraffazione delle eccellenze italiane sui mercati esteri?
«Con la lotta all'italian sounding (l'artificio per far credere al consumatore che si tratti di un prodotto italiano, ndr.) attraverso una serie di operazioni sulle piattaforme di vendita online. Abbiamo un dipartimento del ministero che si chiama ICQRF attraverso cui andiamo a togliere i prodotti contraffatti e inseriamo i nostri. C'è anche una proposta di marchio di eccellenza di ristoranti italiani, che potrebbe partire in Giappone: un progetto pilota con il marchio del ministero, da dare tramite le ambasciate e i consolati ai locali che hanno personale e prodotti italiani».
L'Europa non sembra d'accordo.
«Sì, per l'Europa le etichettature e il made in Italy sono un problema, in Europa si fa leva sul made in Europe. Per noi il made in Italy viene coltivato e pescato in Italia, secondo l'Ue basta che sia trasformato nel continente. Un esempio su tutti l'olio che arriva dalla Tunisia».
Il suo ministero sta puntando molto sulla tecnologia.
«Ci fa rimanere al passo con i tempi: oggi gli agricoltori italiani sono i più giovani d'Europa, sono laureati ed è gente che le tecnologie le vive quotidianamente. Lanceremo un sito e una app: sul mondo degli agriturismi e sul mondo delle dop, igp legata ai territori. Quindi, se scrivo pomodoro pachino, la app mi dà tutte le informazioni e le caratteristiche del prodotto ma anche la mappa di dove cresce e gli eventi correlati».
(Ha collaborato Lorena Loiacono)

Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Giugno 2019, 05:01
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