Paolo Travisi
Un nome nato per gioco quello della band perugina, Fast Animals

Paolo Travisi Un nome nato per gioco quello della band perugina, Fast Animals
Paolo Travisi
Un nome nato per gioco quello della band perugina, Fast Animals and Slow Kids - ispirato dal cartoon politicamente scorretto I Griffin - che da oltre dieci anni suona alternative rock e punk. E se a scrivere e cantare ci pensa Aimone Romizi, il chitarrista Alessandro Guercini, precisa siamo democratici su tutto, se anche solo su una frase non va bene, si discute per ore. La democrazia è bella e sfiancante. Punk solo nell'anima dunque per i FASK che domani suoneranno a Villa Ada.
Con Animali Notturni, siamo al quinto disco in dieci anni. Non male per chi aveva iniziato quasi per scherzo?
«Mi fa strano pensare ai cinque dischi, quando scegliemmo il nome non era neanche contemplata una carriera nella musica. Al liceo ognuno di noi aveva altre band, quando si sono sciolte abbiamo provato a divertirsi tra di noi nei FASK. Il nome scherzoso riassume la voglia di cazzeggio iniziale» dice Guercini.
Dall'indie al contratto con Warner, cosa cambia ora?
«Il cazzeggio è finito (ride ndr), ma è bello che la musica sia diventata un lavoro, è un privilegio essere concentrati sul suonare, svegliarsi la mattina e pensare a far musica. Certo ora le tempistiche sono più strette e una cosa libera lo diventa meno, ma è tutto ripagato».
Nella copertina di Animali Notturni c'è tanta America. Il neon, le insegne dei motel. Perché?
«C'è tanta America nella musica del disco, la fonte d'ispirazione viene dal driving rock americano, quelle band che immagini di ascoltare di notte mentre guidi sulle strade in mezzo al deserto. La copertina riflette quest'immaginario musicale».
In radio si ascolta rap e reggaeton. Punk e rock sono generi fuori moda?
«Sì, ma è positivo perché non essendoci più tutto questo interesse, l'artista è più libero, non deve seguire per forza le mode del momento. Quando andava di moda il grunge, dopo i Nirvana c'erano cento band copia».
Come appare l'Italia, da chi vive esattamente al centro del paese?
«Perugia, è un po' isolata, mal collegata, le cose che vanno di moda a Milano o Roma, da noi arrivano dopo. Viaggiare nei tour ci ha permesso di scoprire dinamiche che non sono presenti nella nostra città, è uno spunto per ragionare come band».
I vizi del successo. In tour a volte dormivate in auto, ora negli alberghi. È vero che il successo cambia?
«No, perché quando torni a casa sei sempre la stessa persona, l'ambiente perugino così ristretto ti fa rimanere con i piedi per terra. Certo ora non dormiamo più in quattro su un letto, ma siamo aggrappati con tutte le forze alle camere di albergo».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Luglio 2019, 05:01
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