Paolo Travisi
Il film più terrificante della storia del cinema, L'Esorcista,

Paolo Travisi
Il film più terrificante della storia del cinema, L'Esorcista, diretto nel 1973 da William Friedkin, a distanza di oltre quarant'anni, diventa un'opera teatrale. Otto gli attori scelti dal regista Alberto Ferrari, e tanti effetti scenici, per spaventare il pubblico dal vivo (Teatro Olimpico dal 12 al 17 novembre). Nel ruolo di Padre Marrin, l'esorcista che scaccia il demonio, Gianni Garko, attore molto apprezzato da Quentin Tarantino per i suoi ruoli cult in spaghetti western e horror all'italiana.
Come si è preparato al personaggio?
«Ho letto molto. La biografia di Padre Amorth, un grande esorcista, il rituale dell'esorcista, un testo molto difficile da trovare, scritto in latino ed ovviamente il romanzo di William Peter Blatty. Sono andato alla fonte originaria per costruire il personaggio».
Il film lo vide?
«Non al cinema, ma di recente l'ho guardato in inglese. Max Von Sydow, nel ruolo dell'esorcista è inarrivabile nella sua interpretazione, anche se i primi piani nel cinema aiutano».
A teatro la gente si spaventa?
«Moltissimo, già dopo l'apertura del sipario. C'è un meccanismo di reazione, propria dell'essere umano, che alla paura reagisce ridendo, come fosse una liberazione».
Lei ha vissuto il momento d'oro del cinema italiano, quando si facevano film di genere.
«Iniziai nel 1959, con una sceneggiatura di Pier Paolo Pasolini, Morte di un amico, lavorai con Gillo Pontecorvo, Kapò che andò agli Oscar, fino agli anni Ottanta si producevano trecento film all'anno, un'epoca meravigliosa, ma la critica non ci trattava bene, preferiva i film politici».
Tanti film, ma la popolarità arrivò con Sartana?
«Sì, ne feci quindici in tutto, tredici da protagonista ed il pubblico in sala era enorme, ancora oggi i fan mi seguono su Internet. Quentin Tarantino ogni volta che viene a Roma, invita me e Franco Nero a cena».
Il ruolo che le ha dato maggiore gratificazione?
«In teatro Le baruffe chiozzotte di Giorgio Strehler, al cinema Sartana e un antagonista cattivissimo in 1000 dollari sul nero. Negli spaghetti western i protagonisti non erano mai buoni, ma furbi e abili, riflettevano il carattere degli italiani, in grado di sopravvivere alle difficoltà».
Un rimpianto?
«Avevo un contratto e dissi no a Pretty Baby di Louis Malle, che avrebbe potuto lanciarmi a Hollywood. Pensavo che il cinema fosse eterno, avevo chiamate continue, invece poi quel momento è finito».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Ottobre 2019, 05:01
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