Mario Fabbroni
«Sono centinaia i video in chat, abbiamo provato ribrezzo

Mario Fabbroni
«Sono centinaia i video in chat, abbiamo provato ribrezzo nel vederli». Se lo dicono gli investigatori, allora significa che è davvero scottante il materiale pedopornografico e razzista trovato nella cosiddetta chat degli orrori diffusa su WhatsApp. Indicativo il titolo: The shoah party.
Sarebbero una trentina in tutto i ragazzi coinvolti negli accertamenti della procura dei minori e della procura distrettuale di Firenze. Tra questi, 20 hanno un'età compresa tra i 14 e i 17 anni, cinque sono maggiorenni e altri cinque invece sono non imputabili. I ragazzini si scambiavano (e a loro volta ricevevano condivisioni) numerosi filmati come quelli che mostravano gli sgozzamenti dei terroristi dell'Isis. Tante anche le immagini di abusi sessuali su bambini e bambine: gli utenti minorenni del gruppo si sono scambiati anche un filmato in cui un uomo seviziava una neonata di nemmeno un anno.
In un altro video una bambina di 11 anni viene costretta brutalmente a fare sesso con due ragazzini, forse di poco più grandi di lei. Eppure la piccola, come mostrano le inquadrature, in quel momento ride.
I commenti dei baby utenti della chat si sprecano e sono insultanti: «Sei solo una p». Giravano pure video di sevizie su galline e altri animali, con l'invito «a provarci anche noi». Numerose le foto di ragazzine nude e le scritte inneggianti al sesso tra minorenni, magari consumando droghe. L'inchiesta inoltre ha messo in luce frasi inneggianti a Hitler, a Mussolini e all'Isis, oltre che contro gli ebrei e i migranti.
La chat dell'orrore sarebbe stata creata e alimentata da un gruppo di ragazzi (minorenni e non) residenti nella zona di Rivoli (Torino) ma le indagini - durate cinque mesi - sono partite da Siena dopo la denuncia di una madre che aveva scoperto, nello smartphone del figlio 13enne, immagini pedopornografiche «di una violenza inaudita». I carabinieri si sono introdotti all'interno del gruppo social, risalendo agli amministratori del gruppo. Ieri le perquisizioni, scattate in 13 province italiane.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Ottobre 2019, 05:01
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