Mario Fabbroni
«Alle 6 del mattino, quando ci hanno detto che mio figlio

Mario Fabbroni «Alle 6 del mattino, quando ci hanno detto che mio figlio
Mario Fabbroni
«Alle 6 del mattino, quando ci hanno detto che mio figlio era morto, sono corso da lui a prendere il suo ultimo calore. Adesso è già freddo. Aveva la benda in testa, un colpo a bruciapelo sul petto. È stato centrato da un primo proiettile al petto, l'altro era dietro alla nuca». Vincenzo Russo è il papà di Ugo, il 16enne napoletano ucciso da un carabiniere durante un tentativo di rapina nel cuore della centralissima zona di Santa Lucìa, alle spalle dei grandi alberghi del Lungomare e a due passi da piazza Plebiscito.
Ugo avrebbe provato a rubare l'orologio dal polso di un giovanissimo carabiniere, appena 23 anni d'età. L'oscurità della notte, l'arma finta ma perfetta replica dell'originale che difficilmente si capisce se può sparare o no. I proiettili veri sono però quelli del militare. «Io non lo so se Ugo abbia puntato o meno la pistola alla tempia di quel carabiniere - continua il padre del minorenne morto - Conosco mio figlio per come è a casa con noi, ma quando è fuori come si fa? Non vado mica dietro a lui». Poi le parole più pesanti: «è stata un'esecuzione, chiedo giustizia». Sta di fatto che il genitore e i pareti del ragazzo ucciso durante il tentativo di rapina, poi hanno distrutto il piano terra dell'ospedale Vecchio Pellegrini, dov'è andata l'ambulanza nel tentativo estremo di salvare quella giovane vita. «Hanno letteralmente sfasciato il pronto soccorso, inaugurato tre anni fa - conferma direttore sanitario Maria Corvino - Hanno passato ogni limite». La famiglia Russo però chiede alla Procura di acquisire le immagini del luogo della rapina, sostenendo che il ragazzo sarebbe stato colpito da due proiettili: uno al torace ed uno alla nuca.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 2 Marzo 2020, 05:01
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