Marco Esposito
Mancano sei giorni all'apertura delle urne per la corsa a Sindaco

Marco Esposito
Mancano sei giorni all'apertura delle urne per la corsa a Sindaco di Roma. Tra i candidati per il Campidoglio ce ne è uno che è in corsa da oltre 400 giorni.
Carlo Calenda, ultima settimana di campagna elettorale. È in corsa da un anno, alcuni suoi avversari da pochi mesi. Un vantaggio o uno svantaggio?
«È uno straordinario vantaggio. I romani mi hanno visto fare un lavoro molto duro e molto lungo. Per governare Roma è necessario conoscerla bene, e per questo non bastano un paio di mesi, serve molto più tempo».
Cosa le rimane di questo viaggio?
«La varietà di Roma. E il modo insulso e poco rispettoso con cui i miei avversari parlano delle periferie come se fossero tutte uguali. Ognuna invece è diversa e vengono rappresentate in maniera semplicistica».
La campagna elettorale però non ha appassionato i romani. Perché?
«Ci sono almeno due motivi: il primo è la delusione dei romani. Prima hanno creduto in Marino e poi nel M5S. E alcuni cittadini sono oramai convinti che Roma non si possa governare. E poi in televisione si parla solo di Covid, vaccini e green pass. Il rischio è che ci sia una grossa astensione».
Ma Roma è ingovernabile?
«Ma proprio no. Le faccio un esempio: la questione dei rifiuti. Non ci vuole uno scienziato: bisogna mettere un termo-valorizzatore, Ama dentro Acea e 5000 spazzini per strada».
Perché allora non si fa?
«Perché c'è una classe dirigente trasversale. C'è un sottobosco politico legato ai sindacati delle municipalizzate. Cosa fare è intuitivo. Qui non lo si vuole fare».
Sul suo profilo Instagram c'è una foto del suo polso con il tatuaggio SPQR. È un fake?
«No, ma quale fake. Vero il tatuaggio, vera la foto».
Perché lo ha fatto?
«Sono diventato un grande appassionato di Roma».
Che hanno detto a casa?
«Lasciamo stare, mia moglie un altro po' mi cacciava».
C'è una soglia di consenso oltre la quale si può considerare soddisfatto del risultato?
«Diventare sindaco, la soglia è quella. Io andrò al ballottaggio contro Gualtieri e a quel punto divento sindaco».
Quindi non si accontenterebbe di superare il 15%?
«Tutti i sondaggisti mi danno sopra al 20, tranne Pagnoncelli che è il sondaggista del Pd. Le ripeto: arriverò davanti al primo turno e vincerò il ballottaggio».
E Michetti?
«Non ci arriva al ballottaggio. Gli elettori di destra non votano un improvvisato che dice fesserie»
In quanto tempo si rimette in piedi Roma?
«Per il giubileo. Il Giubileo è il modo con cui tramite un commissario straordinario - ribaltare Roma su decoro e accoglienza. In due anni e mezzo può tornare una città normale. E poi si può correre».
Chi farà parte della sua squadra?
«Non faccio nomi, li farò prima del ballottaggio».
Terrà qualche delega?
«No. Io avrò da fare il coordinamento».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 27 Settembre 2021, 05:01
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