Land, la riserva indiana di Jalali con produzione made in Italy

Land, la riserva indiana di Jalali con produzione made in Italy
Ilaria Ravarino
BERLINO - Finita l'euforia per l'unico film patrio in concorso, Figlia Mia di Laura Bispuri, ecco che alla Berlinale - nel giorno dedicato al terrorismo europeo, quello nero di Utoya e quello rosso di 7 Days in Entebbe, entrambi in concorso - l'Italia ieri è spuntata là dove se l'aspettava nessuno. In un film sulle riserve indiane, Land (nella foto), girato dall'iraniano Babak Jalali ma prodotto da Ginevra Elkann (e sviluppato da Torino Film Lab), e in un delicato romanzo di formazione austriaco, L'animale di Katharina Mueckstein, prodotto dal romano Flavio Marchetti e ispirato all'omonima canzone di Franco Battiato.
Atteso in sala in Italia nel corso dell'anno, Land segue le vicende di una famiglia indiana colpita dalla morte del figlio minore, caduto in servizio in Afghanistan: «Volevo raccontare la frontiera - ha detto ieri Jalali, iraniano cresciuto a Londra - e dopo aver visto un reportage sulle riserve indiane in Sud Dakota sono andato a esplorarle. Sono zone autonome, interne agli Stati Uniti ma dotate di proprie regole, come dimenticate dal governo. Mi hanno ricordato il mio paese». Diverso il setting de L'animale, ambientato nella regione di Vienna e incentrato sulla teenager Mati, maturanda alla ricerca di se stessa e della propria identità sessuale: «Un film che risuona con la recente lotta delle donne per superare le barriere materiali e culturali che ci impediscono, ancora oggi, di essere libere e di non aver paura», ha dichiarato la regista. Che ha voluto usare la canzone di Battiato, oltre che nel film, anche come titolo: «Una canzone bellissima. Ne ho acquistato i diritti senza mai incontrare Battiato, purtroppo. Ma sono felice di farla conoscere al pubblico austriaco».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Febbraio 2018, 05:01
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