La Corte europea: «Si possono videospiare i dipendenti al lavoro»

Mario Fabbroni
Si può spiare i dipendenti con telecamere nascoste, installate a loro insaputa. Via libera da parte della Corte europea dei diritti dell'Uomo, almeno nel caso in cui quello delle telecamere sia l'unico modo, da parte del datore di lavoro, per scoprire i responsabili dei furti che sta subendo e che gli stanno causando danni ingenti.
La sentenza - definitiva - riguarda la Spagna ma è destinata a fare giurisprudenza sulla materia per tutti i 47 Stati membri del Consiglio d'Europa, Italia compresa. La vicenda era iniziata nel 2009 quando un manager di un supermercato in provincia di Barcellona si era accorto che i livelli delle scorte in magazzino e quelli del venduto giornaliero non corrispondevano e che in pochi mesi aveva perso circa 82 mila euro. Per scoprire i colpevoli aveva allora fatto installare sia alcune telecamere visibili alle uscite del supermercato che altri occhi digitali nascosti. I dipendenti filmati a rubare per loro stessi o per altri erano stati quindi licenziati, ma avevano fatto causa affermando che con le telecamere nascoste era stata violata la loro privacy. Nella decisione dei giudici di Strasburgo si riconosce che, date tutte le circostanze specifiche del caso, non vi è stata alcuna violazione dei diritti dei lavoratori. Secondo i magistrati, l'installazione di telecamere nascoste, senza preavviso ai dipendenti, è da ritenersi giustificata dai sospetti ben fondati e dalle perdite subite. Inoltre, ha rilevato ancora la Corte europea, la videosorveglianza è durata solo dieci giorni, le telecamere erano puntate su un punto specifico (le casse, «nella zona aperta al pubblico»), i filmati sono stati visionati solo da un ristretto numero di persone e il loro utilizzo era legato a uno scopo ben determinato.
Ma per il garante italiano della privacy, Antonello Soro, «la sentenza della Grande Camera della Corte di Strasburgo se da una parte giustifica, nel caso di specie, le telecamere nascoste, dall'altra conferma però il principio di proporzionalità come requisito essenziale di legittimazione dei controlli in ambito lavorativo».
«La videosorveglianza occulta - conclude Soro - è ammessa solo in quanto extrema ratio - spiega ancora il garante - a fronte di gravi illeciti e con modalità spazio-temporali tali da limitare al massimo l'incidenza del controllo sul lavoratore. Non può dunque diventare una prassi ordinaria.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 18 Ottobre 2019, 05:01
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