«La battaglia è per tutti non dividiamo i sessi»

«La battaglia è per tutti non dividiamo i sessi»
Michela Greco
Da oggi è al cinema come protagonista di Nome di donna di Marco Tullio Giordana, in cui incarna una ragazza che lotta per il diritto di lavorare senza essere abusata. E oggi sarà anche la conduttrice della cerimonia della Giornata internazionale della donna al Quirinale. In questo periodo, e non solo, Cristiana Capotondi è in prima linea sulla questione femminile.
È soddisfatta di ciò che sta facendo il movimento Me Too?
«Il punto più interessante della loro battaglia è lo spostamento dal livello del gossip, legato al mondo dello spettacolo, a un piano diverso, legato alle altre categorie professionali: quando si è parlato delle donne che lavorano nelle fattorie l'argomento è diventato finalmente serio».
È un problema anche di media?
«Il modo in cui affrontano il tema è sganciato dalla realtà della strada. Si cammina sui vetri secondo la logica del politicamente corretto, e questo lede la donna, trattata come categoria protetta. Dobbiamo essere cinici per trovare un punto che non divida i sessi e per bonificare i luoghi di lavoro, che devono essere luoghi di realizzazione e non di abuso».
Nel film di Giordana molte donne vanno contro il suo personaggio che denuncia
«Sì, racconta diverse modalità di reazione all'abuso, senza giudicarle. D'altronde se una donna vuole usare il proprio corpo per ottenere dei vantaggi io non posso permettermi di giudicarla».
Lei si è mai trovata in situazioni di pressione?
«No, sono un maschiaccio e una che svicola molto. O sono stata molto fortunata, o sono in grado di trasferire a chi ho di fronte le regole di ingaggio. Oppure le due cose insieme».
Ha un modello di femminilità?
«Il mio canone è Silvana Mangano, ma adoro anche la Loren, che sa essere padrona del suo uomo pur lasciandogli spazio per esprimere la sua mascolinità».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 8 Marzo 2018, 05:01
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