L'Italia non vende più armi ad Ankara

Mario Fabbroni
Anche l'Italia blocca l'export degli armamenti alla Turchia, in risposta all'offensiva di Ankara contro i curdi nel nord est della Siria. Un'operazione militare condannata all'unanimità dai ministri degli Esteri europei - che si sono impegnati ad una moratoria decisa all'unanimità - ma attuata a livello di ciascun Paese. Francia, Germania, Olanda, Scezia e Finlandia hanno già reso operativo il blocco, mentre la Spagna l'ha annunciato. Il decreto ministeriale sullo stop alle armi «per tutto quello che riguarda il futuro dei prossimi contratti e dei prossimi impegni» è stato annunciato pure dal titolare della Farnesina, Luigi Di Maio, al suo debutto alla riunione dei capi delle diplomazie europee, a Lussemburgo. Una prima volta che il ministro ha inaugurato con un bilaterale di prima mattina con l'omologo francese Jean-Yves Le Drian, per lanciare fin da subito un messaggio di unità di intenti: sollecitare Erdogan a cessare subito le operazioni militari e richiamare l'Ue a parlare con una voce sola.
Intanto fa discutere l'ennesima presa di posizione di Trump: «Dopo aver sconfitto l'Isis, ho fondamentalmente portato le nostre truppe fuori dalla Siria. Lasciamo che la Siria e Assad proteggano i curdi e combattano la Turchia per la loro terra. Ho detto ai miei generali: perché dovremmo combattere per la Siria e per Assad? Per proteggere la terra del nostro nemico? Chiunque voglia aiutare la Siria a proteggere i curdi va bene per me: che sia la Russia, la Cina o Napoleone Bonaparte».
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Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Ottobre 2019, 05:01
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