«L'Italia del Grande Fratello? È la stessa di questa politica»

«L'Italia del Grande Fratello? È la stessa di questa politica»
È tornato sul luogo del delitto, Pupo, a scrutare le molte miserie e i pochi splendori della Casa del Grande Fratello Vip su Canale 5, a criticare il campionario più bislacco del genere umano in tv. «Mi diverte confessa non andrei mai come concorrente ma è una grande soap opera».
A volte si tocca il fondo, però.
«Chi non lo ha mai toccato, nella vita? Io più volte. Loro mostrano le loro fragilità».
S'è capito che ha un debole per la Gregoraci.
«Ho un debole per le belle donne in genere. L'ho conosciuta che era una ragazzina. Non ci ho mai provato. Poi s'è messa con Briatore. Crede che a 66 anni sia ancora schiavo degli impulsi sessuali?».
Che Italia vien fuori dal «GF Vip»?
«Un'Italia di quel livello lì. Che sbaglia le province della Basilicata. Un po' come in politica. Guardi il dibattito al Senato. Stamattina parlava Casini e sembrava un altro mondo, poi si passava a quei giovani portati in Parlamento dal comico e».
Si stupisce?
«No, ma sono preoccupato per il futuro delle mie figlie e dei miei nipoti».
Una moglie e una compagna insieme, tre figlie di cui una da una fan, 20 milioni di dischi venduti e la rovina al tavolo da gioco. Darsi una regolata?
«Guardi, se il finale è questa serenità, rifarei tutto da capo. Forse più coraggio in musica».
Rinnega i tormentoni pop?
«Per niente. Sarà perché ti amo scritta per i Ricchi e Poveri è tra le dieci canzoni italiane più eseguite al mondo. Curerei di più la mia vena poetica, quella di Santa Maria Novella, de L'equilibrista. Mi darei un'altra chance, insomma».
Però ha saputo ugualmente reinventarsi: è il prezzemolo di ogni pietanza tv.
«Perché mi sono messo in piazza, raccontato. Ho detto: basta ipocrisie, io sono così».
Una vita d'azzardo: più al tavolo da gioco o in amore?
«Tutte e due. Al gioco ho perso, in amore ho vinto con la sincerità, il rispetto, la dignità».
Amici veri.
«Giuseppe Tinti, lavoro con lui dagli inizi. Un fratello più che un amico».
Nemici giurati.
«Neanche uno. Non ho nemmeno l'avvocato».
Toscanaccio senza peli sulla lingua. Che prezzo ha pagato?
«Dico ciò che penso. Sono onesto. Mai ferito nessuno».
Nato in terra «rossa», mai a sinistra.
«Famiglia di bastian contrari. Mio nonno era fascista, mio padre votava Almirante, poi passò alla Dc, unici tifosi della Fiorentina in un paese, Ponticino, provincia d'Arezzo, dov'eran tutti juventini».
Ok, ma da che parte sta?
«Per il partito autorevolezza più competenza. Uno vale uno è la più grande cazzata del secolo, è questo il populismo. Purtroppo, i ragazzotti che governano il Paese non distinguono nemmeno l'origine del vino che prendono al ristorante».
Sanremo in tempo di Covid. Giusto farlo o no?
«Giustissimo. Così come continuare a fare tv. Abbiamo bisogno di far sfiatare la valvola, son giornate dure».
Ci tornerebbe al festival?
«Ci sarei tornato lo scorso anno da ospite: era il quarantennale di Su di noi».
Il brivido che vorrebbe ancora provare?
«Lanciarmi col paracadute. E fare teatro come i miei amici Morandi e Ranieri».
Enzo Ghinazzi e Pupo: che si dicono la mattina davanti allo specchio?
«Enzo prima pensava che Pupo fosse un peso, era diffidente. Poi l'ha sdoganato, ha capito che Pupo poteva insegnargli parecchio. Ora si svegliano sempre allegri e battono cinque».
riproduzione riservata ®

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Gennaio 2021, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA