Il cantante Flint trovato morto Aveva 49 anni. «Si è suicidato»

Il cantante Flint trovato morto Aveva 49 anni. «Si è suicidato»
Claudio Fabretti
ROMA - Un clown dell'era rave. Un punk fuori tempo massimo. Di certo, una delle icone più potenti del decennio Novanta. Keith Flint, il cantante dei Prodigy, è morto a 49 anni. Lo hanno trovato senza vita nella sua casa nell'Essex. E anche se la polizia inizialmente ha precisato di non aver trovato motivi per considerare sospetto il decesso, il timore di tutti si è presto tramutato in realtà: «Non posso crederci, ma nostro fratello Keith si è tolto la vita durante il fine settimana - scrive il leader della band, Liam Howlett, su Instagram - Sono scioccato, fottutamente arrabbiato, confuso e ho il cuore spezzato».
Flint era da poco tornato nel Regno Unito da un tour in Australia e doveva iniziarne un altro negli Stati Uniti a maggio. Niente faceva presagire un epilogo di questo tipo, salvo una dichiarata confidenza con le droghe che lo aveva trascinato spesso al limite. Ma al limite, Keith Flint, viveva da sempre. Anche sul palco, con quel suo modo sovraeccitato e ipercinetico di dimenarsi. Con quella linguaccia irriverente, quasi a traghettare quella storica di Jagger nell'era della techno. Proprio da ballerino, Flint aveva iniziato la sua esperienza nei Prodigy, nell'Essex, assieme agli amici Liam Howlett e Leroy Thornhill. I tre si erano incontrati a un rave party, terreno d'elezione dell'elettronica degli anni 90. Lo scenario era un'Inghilterra desolata alla Trainspotting, dominata da suoni post-acid house, in cui le porte della percezione si aprivano agli acidi e all'ecstasy e in cui i beat si facevano sempre più ossessivi e claustrofobici. In principio Flint era solo l'uomo immagine del gruppo che aveva in Howlett la vera mente musicale. In questa veste comparve in una delle prime hit, No Good (Start The Dance), che trascinò al successo l'album Music For The Jilted Generation. Ma il fuoco si accese proprio quando Flint impugnò il microfono, sputando tutta la sua rabbia nella febbricitante Firestarter (1996). Un singolo-bomba che fece collassare le discoteche di tutto il mondo, bissato presto da Smack My Bitch Up: testo oltraggioso e video folgorante, a sintetizzare gli incubi del più oscuro underground londinese. L'album The Fat of the Land divenne il sigillo a un'epoca intera e i Prodigy entrarono nel gotha della nuova scena elettronica con i vari Fatboy Slim, Chemical Brothers, Daft Punk, Massive Attack.
Poi la loro saga è proseguita per tutti gli anni Duemila, più lontana dai riflettori ma sempre all'insegna di grandi show live. Ma ora che la corsa pazza di Keith si è fermata, il Prodigio è finito per sempre. Come un incantesimo spezzato nel mezzo di un rave-party.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 5 Marzo 2019, 05:01
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