Ida Di Grazia
Monica Setta, giornalista, scrittrice e conduttrice è stata

Ida Di Grazia
Monica Setta, giornalista, scrittrice e conduttrice è stata protagonista di una stagione davvero incredibile di Unomattina in famiglia. Non ha mai avuto paura di sporcarsi le mani, è passata dalla carta stampata alla tv lasciando sempre il segno.
È tornata in Rai con un ruolo importante dopo circa dieci anni, come l'ha vissuta?
«Quando mi hanno offerto Unomattina in famiglia ci ho davvero pensato tanto perché è un programma complesso. Ero preoccupata, lo ammetto, sono arrivata con grande umiltà»
Chiudete il 28 giugno dopo una stagione record, cosa le ha detto Michele Guardì?
«Ti racconto un aneddoto. Ho iniziato con grande paura, avevo un programma storico e un mostro sacro come Guardì, la novità ero io e quindi è chiaro che se le cose fossero andate male avrei potuto diventare un facile bersaglio. Quando i risultati ci hanno iniziato a dare ragione ero felice e ogni tanto ne scrivevo sui social. Sotto il Covid sono stata affettuosamente rimproverata da Michele che mi ha detto: stiamo vivendo un periodo così difficile per il Paese, ritengo che la nave Italia stia faticosamente cercando di andare in porto. Parlare del costume dei marinai è fare un cattivo servizio ai marinai stessi. Aveva ragione»
Con questi numeri la sua riconferma è scontata?
«Mi farebbe ovviamente piacere tornare a Unomattina in famiglia, aspetto però che sia il direttore Coletta a darmi comunicazione. Io ho un contratto in esclusiva ancora in essere, quindi sono a disposizione di Rai 1»
Quando le hanno dato della sovranista l'ha infastidita?
«No e ti spiego perché. So che in un certo racconto della tv c'è sempre una corsa ad appiccicare le etichette, il primo che scrive una cosa diventa una sorta di trend setter, fa parte del gioco ma non rappresenta la realtà. Alla fine parlano i fatti e i risultati»
Tra le storie che avete raccontato qual è quella che le è rimasta nel cuore?
«La storia più bella è quella di Pietro, un giovane ragazzo nominato alfiere della Repubblica che ha curato in certo qual modo la nonna ammalata di Alzheimer facendola studiare con lui. Ma in realtà tutte le storie che abbiamo raccontato sugli eroi del Covid le ricorderò per sempre».
Nella sua lunga carriera c'è stato un momento in cui ha pensato di smettere?
«Ci sono stati tanti alti e bassi, ma il momento di maggiore scoramento l'ho avuto a 30 anni quando pensavo di aver toccato il cielo con un dito. Montanelli mi chiamò a La Voce come capo dell'economia nel 1994, poi purtroppo quel giornale chiuse e sono passata in un lampo dalle stelle alle stalle. Da quel momento ho vissuto tantissime ristrutturazioni, ma non mi sono mai persa d'animo perché non ho mai fatto questione né di status né di soldi. Ci sono stati dei momenti veramente complicatissimi, sono stata fortunata perché ho sempre potuto fare il lavoro dei miei sogni, la giornalista».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Giugno 2020, 05:01
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