Mattia Briga su Leggo: «Ben Howard, pioggia e van»

Mattia Briga su Leggo: «Ben Howard, pioggia e van»

di Mattia Briga

Guardavo la città appannata attraverso il vetro del finestrino del Van, con la pioggia del mattino che cadeva fitta dal grigio cielo di Torino.
Lo scompartimento mediano del nove posti era un po' la mia casa, come ogni macchina lo diventa per qualsiasi cantante nel periodo del tour.
Un mattone di libro sulla psicologia, una Nintendo Switch, un pacchetto di patatine e uno di frutta secca, a definizione di quel contrasto personale che vive in ognuno di noi.
La band era distribuita tra i primi tre posti davanti e gli ultimi tre dietro.
Ai sedili posteriori fumavano come turchi, si estraniavano con le cuffie e finivano per dormire la maggior parte del tempo, mentre in prima fila si gestiva soprattutto la selezione musicale.
Quando la mattina presto ci ritrovavamo sotto l'hotel per ripartire, spesso Mario metteva Ben Howard.
Non lo conoscevo e me ne sono innamorato, apprezzandone la gentilezza del suono della sua voce e la delicatezza della sua chitarra.
L'unica cosa è che ora lo associo alla pioggia e ai Van.
E finché non ricominceremo a fare concerti credo che non ascolterò più Conrad.


Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Ottobre 2020, 01:18
© RIPRODUZIONE RISERVATA