GOVERNO IN BILICO

Alessandra Severini
Altissima tensione nel governo. La riunione del Consiglio dei ministri che deve decidere sul decreto crescita e sul contestatissimo Salva-Roma inizia in ritardo e Luigi Di Maio, come quasi tutti gli altri ministri 5 stelle, all'inizio neanche si fa vedere. Fotografia plastica della rottura fra i due alleati divenuta - fra la richiesta di dimissioni del sottosegretario leghista Siri e le critiche salviniane al malgoverno romano - ormai un cratere. Il leader leghista ha provato a giocare d'anticipo e ancor prima della riunione ha annunciato lo stralcio del salva Roma che prevede la chiusura nel 2021 della gestione commissariale del debito storico della Capitale (arrivato a circa 12 miliardi di euro) per scongiurare una possibile crisi di liquidità e ridurre i costi rinegoziando i mutui in essere. «Abbiamo chiesto al presidente del Consiglio che tutti i Comuni che sono in difficoltà vengano aiutati nella stessa maniera, non qualcuno prima e qualcuno dopo ha detto Salvini Lo faremo con un provvedimento a parte che si occupa di tutti i Comuni in difficoltà».
Una decisione unilaterale della Lega che ha irritato il M5s e lo stesso premier Conte. «No alle ripicche verso i cittadini romani» ha alzato la voce Di Maio che poi ha sganciato la controffensiva ribadendo la richiesta di dimissioni di Siri: «Non posso accettare che resti al governo». Lo scontro fra i due alleati ha spinto la riunione del Cdm a toccare toni durissimi e, a tarda notte, una soluzione ancora non era stata trovata. Probabile un secondo round questa mattina. «La Capitale ha avvertito il coordinatore romano di FI Davide Bordoni - non può essere ostaggio delle divergenti posizioni del governo gialloverde che si ostina a non riconoscere le centralità e il ruolo di Roma nel sistema paese e nel panorama internazionale».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 24 Aprile 2019, 05:01
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