GOVERNO AI SUPPLEMENTARI

Alessandra Severini
Il Senato dà al premier Conte una maggioranza fragile e lo lascia esposto alle bufere di ogni prossimo voto. I 156 voti a favore (140 no, 16 astenuti cioé i renziani) sono stati raggiunti a fatica grazie ai sì dei due forzisti Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi e a quello del socialista Riccardo Nencini e grazie al voto a favore dei senatori a vita, fra cui la 90enne Liliana Segre.
Conte dunque passa la nottata ma i timori riguardano il domani. Il gruppo dei volenterosi per ora non esiste. Non sono bastate le promesse del premier di «rafforzare la squadra di governo».
Sui numeri si è ballato fino all'ultimo e fino all'ultimo nelle stanze del Senato si sono scambiati messaggi, fatte promesse, frenetiche trattative, brusche retromarce. Fino al caos finale con i ritardatari Nencini e Ciampolillo riammessi al voto grazie al Var dopo che la votazione era già stata chiusa.
Matteo Renzi è andato all'attacco del presidente del Consiglio parlando di «arrocco dannoso» e «mercato indecoroso» del governo.
Al momento del voto, a nessuno è sfuggito l'assenza dei senatori Iv alla prima chiama. Secondo i maligni, il tempo di contare i voti e valutare se, nella seconda chiama, ci sarebbero stati margini per dare la spallata al Governo Conte votando contro. Così non è stato e ora, l'ex sindaco di Firenze sa che l'assenza di Italia viva dalla maggioranza peserà: «Tra una settimana anche il Pd si renderà conto che così il governo non durerà a lungo». Renzi ha già annunciato per esempio che non voterà la relazione del ministro Bonafede sulla giustizia.
Gli attuali 17 senatori renziani sommati ai 140 delle opposizioni supererebbero l'attuale maggioranza. Il piano del premier però rimane quello di blindare questa debole maggioranza con la costituzione di un nuovo gruppo con qualche transfuga di Iv e FI.
Ma avrà al massimo dieci giorni, dopo di che dovrà tornare alle Camere per una nuova fiducia, con un accordo di maggioranza in tasca che gli garantisca di poter andare avanti.
Il centrodestra intanto promette battaglia. Dicono Meloni, Salvini e Tajani: «Ora chiederemo un colloquio con il Colle. Votare è necessario perché è l'ultima possibilità che l'Italia ha per rialzarsi».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 20 Gennaio 2021, 05:01
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