GionnyScandal: «Stavo male. Le mie canzoni sono la cura»

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di Ferro Cosentini
MILANO - «Non mi è mai piaciuto fingere. Non aveva senso dire che stavo bene quando non è così». GionnyScandal è il nome d'arte per alzare la voce e prendersi il suo spazio nella scena musicale, ma anche lì dentro c'è Gionata Ruggeri, 28enne con le radici a Pisticci, Matera, una storia familiare complicata alle spalle. Segreti e scoperte che fanno sentire soli contro il destino. Tutto questo, in qualche modo, entra in Black Mood, l'album uscito il 6 settembre che il rapper promuove con un instore tour per le principali città italiane. Poi un tour da fine ottobre, prima in Europa e poi in Italia con chiusura il 28 novembre all'Alcatraz di Milano.
 
 


Black Mood significa umore nero: ma la musica non è una cura?
«Dipende. Penso che un artista scriva perché ha qualcosa che lo turba. In verità non ho scelto a tavolino di fare rap e trap. Posso anche dire che, un giorno in cui sarò più sereno, magari smetterò pure con la musica»

Cosa c'è che non va?
«Non sono cose facili da spiegare. Posso solo dire che mi sto curando, anche con psicofarmaci. Ma nelle mie canzoni sono chiaro: di quella roba si fa uso medico, non se ne abusa. E se si può farne a meno, meglio»

È rimasto orfano di entrambi genitori, poi ha scoperto che non erano suoi genitori naturali, infine di avere un fratello naturale da qualche parte. Prova rabbia verso il destino?
«Nel disco ho messo la tristezza, non la rabbia. E ci ho lavorato due anni, è il disco più completo e forte che ho realizzato. E ci ho messo influenze pop punk. Il singolo Volevo te echeggia i Blink 182, una band che ho amato molto. C'è molta chitarra nel disco, l'ho suonata sempre io».

E ci sono anche collaborazioni impreviste.
«Sì. Su Instagram ho conosciuto Global Dan, un grande della Emo Trap Usa, siamo diventati amici e abbiamo collaborato per il brano Goodbye. E poi ci sono Cyrus Yung e Cal Amies».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 3 Ottobre 2019, 10:27
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