Governo, venti di crisi. Di Maio: «Vuoi tornare con Berlusconi». Salvini: «Non mi fido dei 5 stelle»

Governo, venti di crisi. Di Maio: «Vuoi tornare con Berlusconi». Salvini: «Non mi fido dei 5 stelle»

di Alessandra Severini
Si affilano le armi e le parole pesano come macigni. Fra Lega e 5 stelle sembra arrivato il momento del divorzio. Sono finiti i tempi in cui Salvini e Di Maio si scambiavano lodi ed elogiavano la reciproca correttezza: fra gli alleati la fiducia non c'è più. L'ultima goccia sembra essere stata il voto del M5S a favore dell'elezione di Ursula von der Leyen a presidente della Commissione Ue che alla Lega non è andato giù. «Cinquestelle e Pd da due giorni sono già al governo insieme a Bruxelles - attacca Salvini - una scelta gravissima». E poi l'affondo: «Il M5S non ha più la mia fiducia, anche personale. Ma oltre questo governo ci sono solo le elezioni, la finestra elettorale è sempre aperta». Non solo parole quelle del leader leghista, che ha annunciato che diserterà il Cdm di oggi e il vertice sulle autonomie. «Il venerdì lo dedico ai miei figli». Del resto lo stato maggiore leghista da tempo fa pressing sul capitano perché stacchi la spina al governo. Secondo i sondaggi, basterebbe un'alleanza con FdI per vincere le elezioni. E stavolta per la prima volta Salvini sarebbe davvero tentato di far saltare il banco, «deluso» come ha detto lui stesso da Di Maio e dal premier Conte.

Salvini-Di Maio, è scontro: «M5S e Pd già alleati», «Vuoi coprire caso Russia»

Luigi Di Maio reagisce e, riunito il suo gabinetto di guerra, contrattacca: «Siamo stati colpiti alle spalle. Capisco che si attacchi il M5S per fare notizia e coprire le inchieste sui finanziamenti della Lega, ma questa è una falsità. È un attacco grave che io non posso permettere. Sono stufo, se la Lega vuole tornare con Berlusconi e far cadere il governo, lo dica chiaramente e se ne assuma la responsabilità». Il M5S è convinto che le ire di Salvini siano in realtà un tentativo di distrarre l'attenzione dal caso Russia-gate. I pentastellati assicurano che non è loro intenzione dar vita a nuove maggioranze parlamentari attraverso un'alleanza con il Pd.
Il voto sembra ormai rimasto l'unica strada. Ma per andare a votare in autunno il tempo è agli sgoccioli e mancano pochi giorni per decidere. Bisognerebbe sciogliere le Camere entro il 20 luglio, ultima data utile per votare il 29 settembre. Perché a ottobre c'è il difficile passaggio della manovra di bilancio ed è a quella che guarda con preoccupazione il Quirinale che vuole per vararla un governo pienamente in carica. Prima di tornare alle urne il presidente della Repubblica dovrà capire se in Parlamento esiste una maggioranza alternativa a quella attuale. Sulla carta i gruppi parlamentari del M5s e del Pd possono contare alla Camera su 327 voti e al Senato su 158 a cui andrebbero aggiunti manciate di voti dal gruppo misto. Perché poi, si sa, quando si tratta di perdere la poltrona e non avere la certezza di essere rieletti tornare al voto non fa gola. Ma difficilmente il Pd accetterà un'alleanza con i 5 Stelle. Entro la fine della settimana le incognite andranno sciolte.
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Luglio 2019, 09:06
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