Giammarco Oberto
Quando il coronavirus è diventato un'emergenza globale,

Giammarco Oberto
Quando il coronavirus è diventato un'emergenza globale, il 20 gennaio scorso, il presidente Xi Jimping era già informato da 13 giorni. Eppure in Cina si parlava solo di «un'infezione misteriosa», con 45 casi, tant'è che il 18 a Wuhan era stato confermato il banchetto di massa con 40mila famiglie per festeggiare il Capodanno cinese. Lo stesso giorno in cui gli epidemiologi dell'Imperial College di Londra spiegarono che i numeri non tornavano, e che semplicemente sulla base statistica i contagi non potevano essere meno di 1700.
Ora però la rivista del partito comunista, Quishi (significa, paradossalmente, cercare la verità) ha pubblicato un discorso fatto dal compagno presidente il 3 febbraio scorso. E c'è un passaggio - sul quale la censura non è intervenuta esseno il discorso del leader - che apre nuovi scenari sulla gestione dell'emergenza da parte della Cina: «Il 7 gennaio ho dato ordini verbali e istruzioni sulla prevenzione e sul contenimento del nuovo coronavirus» è un passaggio del discorso di Xi Jimping. Eppure è solo il 20 gennaio che la Cina ammette la gravità del coronavirus, quando i focolai sono già diventati epidemia e ci sono i primi morti. Quel giorno, secondo quanto riportato dalla stampa cinese, il compagno segretario generale aveva presieduto una seduta del Politburo e osservato: «È assolutamente cruciale fare un buon lavoro di prevenzione e controllo epidemiologico, la sicurezza e la salute della popolazione sono la priorità massima». Invece sapeva già tutto, mentre il Mondo era all'oscuro.
Tredici giorni di buco nel quale i cinesi si sono mossi in massa per il Capodanno e hanno favorito la diffusione del contagio in tutto il Paese. Wuhan è stata messa in quarantena solo il 24 gennaio, con 11 milioni di persone costrette a stare chiuse in casa. Troppo tardi: oggi in Cina i morti sono 1665, i contagiati 70mila.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Febbraio 2020, 05:01
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