Filippo, condannato a vita, si laurea con la tesi su Fine pena mai

Filippo, condannato a vita, si laurea con la tesi su Fine pena mai
Michela Poi
Può un ergastolano beneficiare di permessi premio, anche se non collabora con la giustizia? Da oggi sì. A stabilirlo è stata la Corte Costituzionale, che ha dichiarato l'ergastolo ostativo contrario ai principi della Costituzione. Una decisione storica per l'Italia. L'ergastolo ostativo introdotto nell'ordinamento penitenziario all'inizio degli anni Novanta, dopo le stragi nelle quali furono uccisi i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino è regolato dall'articolo 4 bis dell'ordinamento penitenziario. Stabilisce che i condannati per reati di mafia o terrorismo non possono godere di benefici penitenziari, né di misure alternative al carcere. Niente permessi premio, ad esempio, o condizione di semilibertà.
In merito si era già espressa la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che aveva invitato il nostro Paese a rivedere la pena. «Viola il rispetto della dignità umana», aveva sentenziato lo scorso 7 ottobre. «Ed è in contrasto con la Convenzione europea dei diritti umani, che proibisce trattamenti inumani e degradanti». L'ultima sentenza della Consulta sembra allinearsi con quanto stabilito dalla Corte europea. Anche se riguarda solo una parte dell'articolo 4 bis, quella che regola i permessi premio. «La Corte si legge nella nota ufficiale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo nella parte in cui non prevede la concessione di permessi premio in assenza di collaborazione con la giustizia, anche se sono stati acquisiti elementi tali da escludere sia l'attualità della partecipazione all'associazione criminale sia, più in generale, il pericolo del ripristino di collegamenti con la criminalità organizzata. Sempre che, ovviamente, il condannato abbia dato piena prova di partecipazione al percorso rieducativo».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Ottobre 2019, 08:08
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