Emilio Orlando
Pomezia e Torvaianica come Corleone. «Con la pace c'è

Emilio Orlando
Pomezia e Torvaianica come Corleone. «Con la pace c'è il benessere, con la guerra il carcere e la miseria». Nel passaggio di questa intercettazione telefonica tra due boss malavitosi del litorale, vi è racchiusa la filosofia criminale del potente clan mafioso dei Fragalà. La famiglia catanese, finita in manette ieri mattina all'alba, che era trapiantata da un trentennio a Torvaianica e Pomezia dopo il confino dalla Sicilia, si reggeva proprio sull'equilibrio tra loro le bande di narcotrafficanti locali.
Gli investigatori del raggruppamento operativo speciale hanno battezzato con il nome di Equilibrio l'imponente blitz anticrimine che ha portato all' arresto di trentatré persone a cui la direzione distrettuale antimafia contesta oltre che il narcotraffico, anche l'associazione mafiosa, l'estorsione ed il possesso di armi. Ai concorrenti che provavano ad aprire negozi ed altre attività, la manovalanza, costituita da albanesi pregiudicati, gli incendiava i negozi. Il clan Fragalà era riuscito nel corso degli anni ad infiltrarsi anche nel tessuto politico ed imprenditoriale della zona. La figlia del capofamiglia, di nome Astrid, è considerata dai detective del Ros il personaggio cerniera tra la malavita e la pubblica amministrazione, essendo stata nominata in passato come responsabile di un'associazione di commercianti di Pomezia.
Incendi intimidatori ad attività commerciali concorrenti, estorsioni, agguati armati, un sequestro di persona per un debito di droga non saldato e importazione di grossi carichi di cocaina dalla Spagna e dalla Colombia per inondare le piazze di spaccio romane. Ecco le attività criminali della gang, una delle più sanguinarie che si sono stabilite ai confini di Ostia e che hanno stabilito una pax mafiosa tra tutte le organizzazioni malavitose anche dei Fasciani, dei Senese e dei Pagnozzi.
Quest'ultimo particolare secondo il procuratore Michele Prestipino è uno degli «snodi che ne delineano il profilo mafioso». Nella rete dei carabinieri sono finiti Alessandro, Salvatore, Ignazio, Mariangela, Santo e Simone Fragalà, Francesco D'Agati, Angelo Arena, Vincenzo D' Angelo, Mariano Cervellone, Massimo D'Agata, Giorgio Ermini, Cristian Aversa, Stefano Barbis, Vanessa Ragonese, Manolo Mazzoni e Marco Del Fiume. In casa di uno degli indagati è stata ritrovata una formula di affiliazione con cui i nuovi membri faceva il patto di sangue con il clan.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Giugno 2019, 08:46
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