El Chapo condannato all'ergastolo

El Chapo condannato all'ergastolo
Loris Alba
El Chapo, il re dei narcotrafficanti, è stato condannato da una corte di New York all'ergastolo per dieci capi di imputazione. Joaquin Guzman Loera, anche detto El Ràpido, uno tra degli uomini più ricchi del mondo secondo Forbes (con un patrimonio stimato di circa 14 miliardi di dollari), raccontato in diverse serie-tv e film, è arrivato ieri nell'aula super-blindata del tribunale di Brooklyn sotto un'attenta sorveglianza. Oltre all'ergastolo, è stato condannato a un'ulteriore pena di trent'anni per l'uso delle armi e al risarcimento di 12,6 miliardi di dollari (pari ai proventi del maxi traffico di droga negli Usa).
Questo perché nel sistema americano gli imputati possono essere condannati a pene altissime: una volta stabilita la colpevolezza, il giudice che decide la pena somma gli anni di condanna previsti per ogni reato, anche quando si tratta di ripetute violazioni di medesime disposizioni di legge.
Finisce così il lungo processo al signore della droga, capo per 25 anni del sanguinario e potentissimo Cartello di Sinaloa (organizzazione di trafficanti di droga messicani che opera negli Stati di Sinaloa, Sonora e Chihuahua). Il sessantaduenne narcos che riuscì due volte a fuggire da prigioni messicane, trascorrerà il resto dei suoi giorni in un penitenziario federale americano di livello Supermax: l'Adx di Florence, in Colorado, famoso per ospitare alcuni dei più pericolosi condannati negli Stati Uniti.
Il boss ha accolto la sentenza con lo sguardo basso, sotto gli occhi lucidi della terza moglie Emma Coronel Aispuro, che non si è mai persa un'udienza. El Chapo aveva precedentemente preso la parola per dire che gli è stato negato un giusto processo e per denunciare le dure condizioni che ha vissuto dietro le sbarre. «Dato che il governo degli Stati Uniti mi sta per mandare in una prigione dove il mio nome non sarà mai più sentito, colgo questa occasione per dire che non c'è giustizia qui», l'accusa del re dei narcos. «La mia detenzione è una tortura psicologica, emotiva e mentale ventiquattro ore al giorno», ha accusato, mentre il suo avvocato rilanciava inutilmente la richiesta di un nuovo processo, sostenendo che i giurati avessero violato l'ordine di non leggere le notizie sul dibattimento e ne fossero stati condizionati.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 18 Luglio 2019, 05:01
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