Retata No vax, armi e piani d'attacco in chat: otto indagati

Retata No vax, armi e piani d'attacco in chat: otto indagati

di Domenico Zurlo

Su Telegram si facevano chiamare i guerrieri, ma le loro battaglie si sono fermate in chat. Otto persone, cinque uomini e tre donne, sono indagate dalla procura di Milano per istigazione a delinquere aggravata: il blitz è scattato ieri mattina, con una serie di perquisizioni in varie province italiane. Sei degli indagati hanno tra i 43 e i 56 anni, due di 33: due vivono in provincia di Milano, due a Roma, uno a Reggio e Emilia, Venezia e Padova, mentre uno dei due 33enni viene da Bergamo, una delle città più duramente colpite dalla prima ondata della pandemia.

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CHI SONO. Fieramente non vaccinati, senza precedenti di rilievo, gli otto non si erano mai fatti notare per particolari intemperanze: sono disoccupati, operai, portinai, camerieri. Un 46enne milanese e una 43enne romana erano i principali amministratori del gruppo Telegram: nel corso delle perquisizioni la polizia ha trovato una spada Katana, un manganello, spray al peperoncino e due tirapugni, il 33enne bergamasco aveva addirittura due fucili e una pistola (regolarmente denunciati).


IL BLITZ. L'operazione conferma come le frange più estreme dei gruppi no vax stiano ora alzando il tiro: con «azioni violente», scrivono i magistrati nei decreti di perquisizione, gli indagati volevano «condizionare la campagna vaccinale», creando una rete a livello nazionale per creare disordini in tutta Italia.

Su Telegram «i guerrieri» ipotizzavano violenze armate in occasione della manifestazione di sabato a Roma, per la quale stavano cercando di procurarsi coltelli, armi bianche e ordigni fai da te: nelle chat esortavano gli altri membri del gruppo a realizzare azioni violente nelle proprie province di residenza, magari approfittando della visita di esponenti del governo, come quella (poi annullata) del ministro Speranza a Padova.


LE CHAT. «Quando andremo a Roma i primi» da aggredire «sono i giornalisti», scrivevano gli indagati in chat, invitando a «usare le molotov» (che però non avevano) per «far saltare i furgoni delle tv». Un vero e proprio odio verso la stampa, ma anche verso i politici, colpevoli di «non essersi vaccinati» davvero, ma a cui sarebbe stata inoculata «solo una soluzione fisiologica». Per suggerire bersagli da colpire ci si scambiava anche l'indirizzo di casa (falso) del premier Draghi, mentre per il Parlamento la soluzione proposta era ancora più violenta: «Raderlo al suolo con tutti loro dentro, basta un piccolo drone pilotato a distanza da uno dei tetti di Roma 500 grammi di tritolo e lo lasci cadere durante la seduta». Non un progetto vero ma farneticazioni, definite dagli inquirenti «puro odio delirante».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Settembre 2021, 07:33
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