Domani, con la prima frazione del Tour Down Under in Australia, prova inaugurale

Domani, con la prima frazione del Tour Down Under in Australia, prova inaugurale
Domani, con la prima frazione del Tour Down Under in Australia, prova inaugurale dell'UCI World Tour, inizierà il 2020 del ciclismo ai massimi livelli. Un anno nel quale i corridori di casa nostra vorranno lasciare il segno. Nelle classiche, nei grandi Giri e in azzurro. Senza dimenticare gli Europei di Trento nella prima metà di settembre (deteniamo il titolo élite su strada con Elia Viviani), «abbiamo un conto aperto con Olimpiadi e Mondiali», ci ha detto il Coordinatore delle Squadre Nazionali Davide Cassani. Già proiettato alla gara di Tokyo di fine luglio e alla prova iridata del 27 settembre in Svizzera, ad Aigle-Martigny, entrambe su percorsi molto duri.
Ct Cassani, sono questi gli obiettivi principali del 2020?
«Abbiamo ancora negli occhi la caduta di Vincenzo Nibali ai Giochi di Rio nel 2016 e il secondo posto di Matteo Trentin agli ultimi Mondiali. Bellissimo, ma sempre secondo posto. Però non ci sarà solo la strada. Sarà un anno fondamentale anche per la pista, per finalizzare il ciclo condotto dal ct Marco Villa. Senza dimenticare le donne».
A 35 anni Nibali potrà puntare ai tre grandi traguardi in programma, ovvero Giro d'Italia, Olimpiadi e Mondiali?
«Tre obiettivi così in una stagione non sono pochi, sono tre picchi di forma. Ma Vincenzo è esperto ed ha ancora fame. Ha tutto per fare un grande anno. Le Olimpiadi e i Mondiali gli mancano: anche lui ha un conto in sospeso...».
Se dovesse puntare su un paio di altri azzurri per un grande 2020, che nomi sceglierebbe?
«Difficile farne solo due. Viviani punta ad una medaglia olimpica in pista, così come Ganna. Moscon può cercare quella costanza per aggiudicarsi una grande corsa. E poi ci sono Formolo, Ciccone, Bettiol, Colbrelli, di nuovo Trentin. Le carte sono tante».
Però manca una squadra World Tour tutta tricolore.
«Penso che i tempi siamo maturi. Uno sponsor che investisse in una squadra italiana, con tanti corridori azzurri, avrebbe secondo me un ritorno straordinario. Ci siamo giocati in passato un po' di credibilità, ma negli ultimi anni il ciclismo ha fatto tanto in direzione di un'ottima pulizia. Speriamo poi che l'economia ci dia una mano, perché le aziende hanno spesso paura del futuro».
Froome tornerà ad altissimi livelli?
«L'infortunio dell'anno scorso è stato grave. Ma lui è un cagnaccio, non molla. Sta lavorando tantissimo. Penso possa farcela».
Sarà la stagione dei baby Mathieu Van Der Poel e Remco Evenepoel?
«Sono due fenomeni. Le doti che ha Van Der Poel nel cross, in mountain-bike e su strada sono straordinarie. Il paragone Evenepoel-Merckx? Quando Merckx era giovane io ero piccolino... Evenepoel non ha ancora 20 anni e a nessun altro ho visto fare nelle ultime due stagioni quello che ha fatto lui».
In chiusura. Lei è un paladino della cultura della sicurezza per chi va in bici sulle strade.
«È il problema che al momento impedisce più di altri a molti ragazzi e ragazze di avvicinarsi al ciclismo. Bisogna fare tanta sensibilizzazione: nelle squadre a partire dai più giovani e per chi va in auto. Servono anche leggi più drastiche. Perché muoiono ancora troppe persone».
riproduzione riservata ®

Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Gennaio 2020, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA