«Deborah mi ha difeso da lui Mi picchiava da vent'anni»

Emilio Orlando
«Stavamo scappando, ci ha rincorso e Deborah mi ha difeso. Poteva finire meglio, non c'è dubbio. Erano vent'anni che mi dava botte». Sono le parole di Antonietta Carrassi dopo la tragedia che ha sconvolto la sua famiglia dove la figlia Deborah Sciacquatori ha difeso la madre e la nonna dalla furia omicida del padre.
La ragazza, agli arresti domiciliari con l'accusa di omicidio dovrebbe essere scarcerata già oggi pomeriggio dopo la procura di Tivoli le ha riconosciuto la legittima difesa. Secondo l'autopsia, la morte di Lorenzo Sciacquatori sarebbe stata causata da un pugno o un calcio che gli avrebbe fatto perdere l'equilibrio e sbattere la testa sul lastricato dell'androne al civico due del complesso di case popolari di viale Aldo Moro a Monterotondo Scalo. Il coltello a farfalla ritrovato nel vaso accanto al portone d' ingresso, non sembra essere stata l'arma del delitto. Un quartiere estremamente degradato dal punto di vista sociale, quello dove è morto Lorenzo Sciacquatori. L'omertà e la reticenza regnano sovrane. Violenze e maltrattamenti in famiglia a cui tutti dovevano sottostare facevano parte della quotidianità della famiglia Sciacquatori.
Tutti nel quartiere sapevano, ma nessuno aveva mai denunciato quell'uomo che per vent'anni ha terrorizzato tutti i famigliari. La moglie veniva picchiata di continuo, anche quando era incinta di Deborah. «La figlia di vergognava del padre», raccontano i vicini. Deborah per sfuggire alle tensioni famigliari andava a studiare al circolo bocciofilo. Momenti di tensione si sono registrati ieri pomeriggio quando alcuni parenti ed amici di Lorenzo si sono scagliati violentemente contro i giornalisti ed i cameraman. Con scene degne dei quartieri partenopei in mano alla criminalità hanno minacciato i presenti con minacce di morte e parolacce.
«Lorenzo era corpulento e muscoloso racconta un'amica d' infanzia che vuole restare anonima. Aveva fatto il pugile per molti anni ma poi iniziò a bere ed a drogarsi con la cocaina. La sua vita era finita quando smise di combattere continua la donna sembrava che avesse avviato una specie di autodistruzione». Oggi la procura di Tivoli deciderà sulla scarcerazione di Deborah e sul riconoscimento della legittima difesa, dato che tutti gli elementi raccolti durante il sopralluogo e gli interrogatori sembrano portare in quella direzione.
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Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Maggio 2019, 05:01
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