Da ministro per le riforme e potente Sottosegretario a deputata dell'opposizione,

Da ministro per le riforme e potente Sottosegretario a deputata dell'opposizione,
Da ministro per le riforme e potente Sottosegretario a deputata dell'opposizione, come è cambiata la sua vita?
«Ci sono meno responsabilità, ci sono meno pressioni. Certo avrei preferito che il Pd fosse rimasto al governo del Paese perché potevi portare a casa risultati, fare qualcosa che incideva sulla vita delle persone. Ora è più complicato. Sono stata molto contenta per l'approvazione di un emendamento, quello sul congedo parentale (5 giorni per i papà ndr), a cui tenevo molto. Un piccolo passo avanti, almeno per il 2019 è stata ripristinata la misura che il governo aveva tagliato».
Ma il Pd sa fare opposizione?
«In Aula una opposizione seria, dura, alla fine il Pd è il secondo partito. Abbiamo fatto le nostre battaglie sulla legge di bilancio, sul condono edilizio e sui vaccini».
Qual è il suo giudizio sui primi sei mesi del governo Conte?
«Non stupisco nessuno dicendo che è molto negativo e questo giudizio il governo se lo è guadagnato sul campo. Obiettivamente abbiamo un mix di promesse da campagna elettorale che non sono state rispettate».
Ad esempio?
«Promisero che al primo consiglio dei ministri avrebbero abolito le accise sulla benzina, avrebbero fatto il reddito di cittadinanza e la flat tax al 15%. Dopo 6 mesi non hanno fatto niente di tutto questo. Si tratta di proposte con cui hanno vinto le elezioni ma che poi non hanno mai attuato».
Possibile non abbiano fatto niente di buono?
«Facendo un bilancio, per me prevale la parte negativa. Quella positiva cerco di farmela venire in mente, ma le uniche cose positive sono quelle su cui sono tornati indietro».
Si spieghi meglio.
«Penso al congedo parentale e al bonus bebè. Prima hanno detto di voler togliere tutto, poi li hanno ripresi ascoltando i giudizi critici dei cittadini. Facendo passare come grandi novità l'averle rimesse. Ma di fatto si sono limitati a riproporre misure dei nostri governi che avevano cancellato».
Salvini è il vero leader del centro-destra?
«Sì. E mi sembra sia anche capo del governo. Perché non si è mai visto che gli industriali anziché a Palazzo Chigi, al Mise o al Mef vadano al Viminale. Ma non solo: andando in piazza e dicendo datemi il mandato per trattare con l'Europa, vuole affermare che è lui capo del governo. È chiaro che è un populista ed è anche spregiudicato nel modo di trattare gli argomenti a livello internazionale: con il tweet della settimana scorsa sugli arresti ha rischiato di far saltare un'operazione di polizia e con il commento sugli Hezbollah terroristi islamici sta mettendo difficoltà le nostre truppe in missione di pace».
Una parte della sinistra dipinge Salvini come un fascista. Così non si rischia l'autogol?
«Salvini va attaccato perché non sa fare il ministro dell'Interno e su questo ci dà argomenti ogni giorno. Non penso, però, che sia un fascista ma credo che abbia spregiudicatezza nel gestire i rapporti con i gruppi di estrema destra. Non prende le distanze da Casapound, da Forza Nuova o dalle manifestazioni in cui viene esposta una maglietta Auschwitzland, neanche quando gli viene chiesto di farlo. Non credo sia fascista ma gioca al limite con forze di estrema destra e antisemite, da ministro dell'interno dovrebbe dissociarsi chiaramente. Ma i suoi limiti sono altri».
Quali?
«Le sue politiche economiche, della sicurezza e dell'immigrazione. Il problema dell'Italia non è solo la microcriminalità: per esempio non si sente più parlare di mafie».
Però i sondaggi premiano la Lega e non il Pd, gli italiani sono stupidi?
«Non l'ho mai pensato, credo solo che Salvini stia dicendo agli italiani quello che vogliono sentirsi dire in un momento di crisi economica: quando mancano sicurezze, come è sempre successo in passato, si tende a chiudersi, si cerca la protezione dei confini. Piace il suo machismo politico ma presto si sgonfierà il suo consenso».
E Di Maio? Sul suo profilo Instagram ha pubblicato un video sulla vicenda del padre.
«L'ho fatto perché Luigi Di Maio è stato incoerente, il M5S ha avuto una responsabilità storica nell'inquinare il dibattito politico con campagne di odio che non hanno precedenti, fatte con forza e scientificità, utilizzando i social in modo tecnicamente impeccabile ma irresponsabile».
Che cosa imputa a Di Maio?
«Innanzitutto di essere il ministro del Lavoro in nero e della disoccupazione. Gli imputo le sue responsabilità: era socio al 50% della società del papà e non poteva non sapere che c'erano cause aperte o cartelle da pagare per evasioni con il fisco. Non poteva non sapere che mettere in liquidazione l'azienda equivale a mettere in crisi i creditori. Non è stato coerente».

Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Dicembre 2018, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA