CONIGLIETTE ADDIO

CONIGLIETTE ADDIO
Claudio Fabretti
ROMA - Morire di un virus. La fine peggiore per la rivista-simbolo della rivoluzione sessuale. Sopravvissuto alla tragedia dell'Aids, Playboy si deve arrendere al Covid-19: chiuderà, infatti, la sua versione cartacea negli Stati Uniti, dopo quasi 7 decenni in edicola. Lo ha reso noto ieri l'editore del mensile, Playboy Enterprises. La rivista, che aveva lottato per anni per restare aperta e aveva ridotto la frequenza delle uscite, dalla morte del suo fondatore, Hugh Hefner, nel 2017, alza bandiera bianca, «poiché la pandemia di coronavirus ha interrotto la produzione di contenuti e la catena di approvvigionamento». Una crisi che ha costretto l'editore ad accelerare una opzione già presa in esame, come ammesso da Ben Kohn, ad di Playboy Enterprises. L'ultimo numero uscirà in primavera, dopodiché Playboy continuerà a uscire in formato digitale e occasionalmente avrà delle edizioni speciali cartacee.
La crisi di vendite degli ultimi anni aveva offuscato la leggenda della rivista nata nel dicembre 1953, che nel suo periodo d'oro, negli anni 70, era arrivata a vendere milioni di copie in tutto il mondo. Sulle sue pagine patinatissime si sono avvicendate (quasi) tutte le bellezze più conturbanti degli ultimi settant'anni. Da una giovanissima Marilyn Monroe, catturata nuda per pochi spiccioli da un Hefner ventisettenne, fino alla irresistibile Kate Moss ritratta in copertina (foto) per i 60 anni della rivista. Dalle burrose conigliette degli anni 60, figlie del boom economico, a icone come l'attrice Angela Dorian, le cui foto viaggiarono fin sulla Luna, portate dagli astronauti della missione Apollo 12. E poi gli storici paginoni centrali da staccare, finiti in miriadi di camere, uffici e officine di ogni angolo del mondo. E una sequela interminabile di sex-symbol, incluse future star del rock, come Debbie Harry dei Blondie, attrici di ogni genere, modelle - da Claudia Schiffer a Naomi Campbell - e playmate meno note ma non meno affascinanti. In Italia, dove il primo numero uscì nel 1972, Playboy fece breccia grazie alle icone della commedia sexy (da Edwige Fenech a Gloria Guida), ma anche a nuove dive del cinema (da Claudia Gerini a Carolina Crescentini). Quindi, l'inesorabile declino, che però non può cancellare la storia. Perché, come scrisse nel 1975 William Burroughs, «Playboy segnò le generazioni più di quanto riuscì a fare la Beat Generation. Noi abbiamo provato la rivoluzione, la rivista ha cambiato l'immaginazione».

Ultimo aggiornamento: Venerdì 20 Marzo 2020, 05:01
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