Ama la matematica, non si perde una partita della Roma e verrà ricordato per

Ama la matematica, non si perde una partita della Roma e verrà ricordato per
Ama la matematica, non si perde una partita della Roma e verrà ricordato per aver interpretato Francesco Totti da piccolo nel docufilm Mi chiamo Francesco Totti, in programma alla Festa del Cinema di Roma. Massimo Annibali, 10 anni di Velletri, gioca a calcio da quando ne aveva 4. Risponde con l'allegria, la spocchia e la cadenza tipicamente romane.
La prima domanda è quasi di rito: di che squadra sei?
«Della maggica».
Come è stato trasformare Massimo in Francesco?
«Io sono stato me stesso, non è stato difficile. Quando è arrivato Totti sul set è stato più difficile...».
Perché?
«Durante le pause ha preso un pallone e mi ha insegnato a colpire meglio di testa».
Davvero?
«Sì, però tirava troppo forte e io mi spostavo per paura...».
E lui?
«Mi ha detto aho ma che te scansi? Io all'età tua, facevo sto lavoro per 8 ore al giorno!».
Ora però sai colpire bene?
«E te credo!».
È stato bello giocare con Totti?
«Sì, ero emozionato come mai. All'inizio mi tremavano le gambe, infatti mentre palleggiavo ho perso il controllo della palla».
E Francesco cosa ha fatto?
«Mi ha detto bravo e poi... mo va ripijà er pallone».
La sera prima delle riprese sei riuscito a dormire?
«Sinceramente sì, anche perché non mi avevano detto che avrei dovuto interpretare Totti con Totti lì vicino. Se lo avessi saputo non avrei dormito per 10 giorni».
La prima cosa che ha pensato quando hai visto il capitano?
«A papà Fabrizio. Lui è dell'Alberone ed romanista nel sangue, la prima parola che ha detto quando era neonato fu Falcao, non so se mi spiego...».
E mamma Desirée?
«Lei è la mia prima tifosa. È lei che ha trovato l'annuncio su Facebook in cui cercavano un bambino biondo che sapesse giocare a pallone per un film».
Quando è arrivato al provino come è andata?
«Il regista si è alzato e ha detto: eccolo, è lui!».
Come ti sei trovato sul set di un film?
«Io ho seguito i consigli del regista di Alex (Infascelli, ndr). Mi ha detto di essere me stesso e non pensare ad altro».
Cosa ti dicono ora i compagni di scuola e gli amici?
«Sono felici per me, ma io resto quello di sempre con cui giocare e divertirsi».
Hai la fidanzata?
«No, preferisco divertirmi».
Da grande meglio attore o calciatore?
«Tutte e due le cose non si possono fare?».
E nel futuro, attore o calciatore che sia, a chi vorresti somigliare?
«Io voglio essere Massimo».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 21 Ottobre 2020, 05:01
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