Ali in True Detective 3, da oggi su Sky «Io, nero e protagonista: un riscatto»

Ali in True Detective 3, da oggi su Sky «Io, nero e protagonista: un riscatto»
Alessandra De Tommasi
Persino un Premio Oscar ha paura di fallire e di essere cacciato con un passo falso dall'Olimpo di Hollywood. Mahershala Ali, vincitore della statuetta per Moonlight, esorcizza il terrore con progetti rischiosi ma capaci di ripagare la posta in gioco. Oltre a Green Book, vincitore al Festival di Toronto e in sala dal 31 gennaio, eccolo protagonista anche in tv con True Detective 3 (stasera su Sky Atlantic alle 21.15 in lingua originale con sottotitoli, il 21 in italiano). La serie ideata da Nic Pizzolatto vanta predecessori illustri, come Matthew McConaughey e Colin Farrell, e continua la sua antologia criminale, ripercorrendo un omicidio che ha interrotto la brillante carriera dell'investigatore Wayne Hays (Ali).
Lei non sembra uno che si accontenta.
«È così: oltre alla recitazione mi dedico alla musica rap e di tanto in tanto scrivo ancora poesie. Nonostante un padre attore, al college ho vinto una borsa di studio per il basket. Quando è morto, avevo 16 anni e ho capito che avrei voluto vivere per realizzare i suoi sogni artistici».
Che cosa la spaventava di più?
«Non sapere se sarei stato forte abbastanza da tenermi lontano dalla vita di strada».
Che cosa rappresenta per lei True Detective?
«Quasi un riscatto. Nel garage ho trovato una cartolina che papà aveva scritto a sua madre. Diceva: Ehi, ma', sto ancora provando a diventare protagonista. Ho capito che non avrei dovuto mollare, glielo dovevo e, per quanto faticosa, questa serie sia stata ne è valsa la pena».
Cosa la colpisce della serie e del suo Hays?
«La nuova stagione si presenta dark e complessa, pronta a sorprendere. Hays mi fa tenerezza: a distanza di tanti anni un incubo dal passato torna a tormentarlo. E mi fa riflettere sul tema delle scelte e sulle conseguenze delle azioni che non ci lasciano mai».
Per Green Book ha appena vinto il Golden Globe e ora potrebbe bissare l'Oscar: i premi le hanno reso la vita più facile?
«So che il mondo mi vedrà sempre per prima cosa come un uomo di colore e che storie come Green Book hanno una forte componente razziale. Eppure ho acquisito la consapevolezza che non tutto quello che mi succede è legato alla mia pelle, come quando ordino un caffè da Starbucks. E lo show business sta cambiando, allarga le vedute e riconosce in parte le discriminazioni».
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Gennaio 2019, 05:01
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