Alessio Caprodossi
Nuova bufera su Facebook, accusata di aver acconsentito per

Alessio Caprodossi
Nuova bufera su Facebook, accusata di aver acconsentito per anni l'accesso ai dati personali degli utenti a più di 150 società, tra le quali spiccano grandi aziende tecnologiche e case automobilistiche. A rivelare il caso è stato il New York Times che, dopo aver acquisito documenti riservati e ascoltato più di 50 ex impiegati, imputa al social network di aver permesso a Netflix, Spotify e Royal Bank of Canada di leggere, scrivere e cancellare i messaggi inviati dagli utenti via Messenger. Ad Apple e Amazon sarebbe stato concesso l'accesso, nell'ordine, ai numeri e alle informazioni di contatto, mentre a Bing (il motore di ricerca di Microsoft) è stato concesso di conoscere nomi e vari dettagli degli amici degli iscritti. Si tratta di passaggi avvenuti senza la richiesta del consenso degli utenti, allìoscuro delle manovre come già successo in passato con lo scandalo Cambridge Analytica.
In virtù del clamore della notizia, immediata è arrivata la risposta di Facebook, che in una nota specifica come nessuna di queste collaborazioni ha consentito alle società di accedere alle informazioni senza il consenso delle persone, riconoscendo però al contempo che il social network ha bisogno di una gestione più rigorosa sull'accesso alle informazioni dei partner e degli sviluppatori.
L'ennesima caduta in tema privacy, tra cui va annoverata la falla emersa la scorsa settimana con la condivisione delle fotografie (incluse quelle caricate e non pubblicate) di circa 6,8 milioni di utenti con 876 sviluppatori, addensa nuove nubi sopra la testa di Mark Zuckerberg, invitato proprio ieri a dimettersi da oltre trenta associazioni per i diritti civili statunitensi.
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Dicembre 2018, 05:01
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